Palermo, la corsa di Miceli e il rischio dei 'separati in casa'

Palermo, la corsa di Miceli e il rischio dei ‘separati in casa’

Arriva il sì di Conte. Al via la campagna elettorale del centrosinistra. Con più di una spina.
PALERMO 2022
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Ieri pomeriggio, durante la riunione con i grillini palermitani sul sì definitivo alla candidatura di Franco Miceli a sindaco di Palermo, Giuseppe Conte ha detto qualcosa che ricorda una formula da matrimoni. Una specie di: ‘Se qualcuno ha qualcosa da obiettare, parli ora. Altrimenti..’. Nessuno ha avuto da obiettare. Tuttavia, qualcuno ha pronunciato un nome, come per esorcizzarlo subito: “Orlando…”. Il ragionamento che ne è seguito ha avuto come epicentro una parolina magica, dal suono confortevole: ‘Discontinuità’. Miceli sarà il campione del centrosinistra ‘in discontinuità con l’amministrazione di Leoluca Orlando’, secondo gli intendimenti dei grillini. Ma in che modo, visto che uno degli sponsor del presidente nazionale degli architetti è Giusto Catania, custode dell’ortodossia della continuità?

Questo è il vero nodo del centrosinistra palermitano, talmente intrecciato che, se non verrà sciolto, rischia di portare la coalizione a una campagna elettorale da separati in casa. Le avvisaglie non mancano e basta, ancora una volta, rileggersi le interviste rilasciate al nostro giornale. Ha spiegato il grillino Giampiero Trizzino, citando quella parolina magica: “La città vive una serie di emergenze che stanno diventando endemiche. I palermitani si sono quasi assuefatti ai disservizi ed è un fatto estremamente grave. Quando invoco la discontinuità rispetto all’attuale amministrazione mi riferisco proprio a questo”. Aveva già chiarito l’assessore Catania: “Questa è una città in cammino che aveva tante cose irrisolte, oggi Palermo è molto più vivibile, è la città di tutti, riconquistata…”.

E c’è il problema del perimetro politico che alcuni, il Pd e gli stessi Cinque Stelle, vorrebbero allargato o perlomeno dialogante. Sentiamo di nuovo Giusto Catania: “E’ inutile ventilare ancora allargamenti ai moderati, magari a Faraone, magari a Ferrandelli, magari a Lagalla. Quel modello che piace tanto al Pd nazionale è saltato e siamo stati noi di Sinistra Civica Ecologista a fare in modo che fosse così. Se non ci fosse stato un progetto politico in grado di riequilibrare a sinistra la coalizione, il Pd avrebbe già fatto la grande accozzaglia”.

Vere e proprie schermaglie che raccontano i tormenti di un mondo che ha trovato la sintesi sul nome del candidato, ma non la coesione sul resto. L’impressione è che Miceli dovrà staccarsi dalla narrazione orlandiana e dalle azioni dell’amministrazione precedente per avere qualche possibilità di vincere. Il declino di Palermo è noto e appare difficilmente smentibile.

Il candidato lo sa e lo ha detto, sempre a LiveSicilia.it: “Lui (Orlando, ndr) è stato un elemento importantissimo di rottura, l’esempio di un nuovo modello possibile rispetto allo schema degli anni Ottanta. Ma i nodi si sono aggrovigliati e non si è stati capaci di rispondere con le strategie opportune, continuando a vivere sugli allori. Non si è prodotta innovazione vera. Oggi quell’epopea si chiude, ma Palermo resta e bisogna aprire una pagina diversa, in un contesto, appunto, di gravissimi problemi”. Tradotto: discontinuità…


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