Il boss della Noce controllava tutto: dalle case ai posteggi - Live Sicilia

Il boss della Noce controllava tutto: dalle case ai posteggi

Non si muoveva foglia senza che lui lo sapesse
LE INDAGINI
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PALERMO – Nel quartiere della Noce, non si muoveva foglia senza che lui lo sapesse. Guglielmo Ficarra, mafioso già condannato in via definitiva e ritenuto oggi l’ultimo boss conosciuto dai poliziotti della squadra mobile di Palermo e dello Sco di Roma, che l’hanno arrestato assieme al presunto capo mandamento Noce Cruillas, Carmelo Giancarlo Seidita, viene descritto come un uomo dai mille agganci. Negli anni, secondo l’ordinanza del Gip Alfredo Montalto, che ha portato all’operazione “Intero Mandamento”, sono documentati i suoi contatti con uomini d’onore del calibro di Fabio Chiovaro, Pietro Tumminia, Salvatore Alfano e Piero Di Napoli, oltre che, ovviamente, con Giampiero Giordano e con il già citato Seidita. Da quest’ultimo, poi, Ficarra è ritenuto una specie di uomo di fiducia, quasi al pari di Giordano.

Un ladro solitario, senza scrupoli, nel suo quartiere? “Ora gli mando due picciotti”

Nel luglio del 2019, Ficarra viene informato che durante la notte c’era stato un furto in una casa della zona. L’autore del furto, non certo un professionista ma che viene descritto come determinato e senza scrupoli, si è ferito la mano mentre rubava e ha perso sangue sulla scena del furto, tant’è che la polizia scientifica avrebbe raccolto tutte le prove. E sarebbe stato lo stesso, quel ladro, che qualche anno prima fu arrestato per una rapina a dir poco crudele ai danni di un’anziana: “…la stava affogando per rubare la fede”. A quel punto Ficarra prende in mano la situazione e dice: “Io devo capire chi è questo, voglio vederlo, voglio vederlo pure dove se la fa. Lo andiamo a prendere, gli mando due picciotti e glielo faccio andare a prendere, oppure lo vai a prendere pure tu, perché questi una volta che non gli dici niente…”. I quartieri palermitani, insomma, si rivelano ancora una volta in mano a Cosa Nostra, che impone il pizzo e pretende di controllare tutto, dagli affari leciti a quelli illeciti. Non era possibile, insomma, che dei delinquentelli da strapazzo andassero, sue parole, “a muzzu”. Dovevano sapere dove potersi muovere da malandrini e dove portare rispetto. 

Case occupate alla Noce con l’avallo di Cosa Nostra… a meno che i proprietari non fossero amici o detenuti

Avrebbe avuto un’autorevolezza riconosciuta, in questo mondo grigiastro che circonda gli appartenenti all’Onorata società palermitana. Ficarra, in pratica, per gli investigatori ci stava dentro con tutte le scarpe. E gli riconoscevano potere pure su tematiche criminali in apparenza meno gravi. Nell’agosto di tre anni fa, ad esempio, due palermitani andarono a fargli visita, chiedendo il permesso di occupare una casa vuota. Non ci abitava nessuno e con i tempi che corrono, con l’emergenza abitativa e la miseria dilagante, purtroppo le occupazioni abusive degli immobili sono diventate una triste dinamica diffusa. Ma la mafia ha le sue regole. E immediatamente il boss chiede i dettagli, vuol sapere tutto di questo appartamento vicino alla Cattedrale, perché di certo, per costruirla, “a qualcuno l’hanno conservata”. “Informati bene – taglia corto con i suoi interlocutori – e se è dei carcerati “levaci manu”. E se è quello che dico io lo stesso”. 

Le attività legali e la concorrenza. Le regole del boss: si alla vendita di un parcheggio, no a un altro autolavaggio 

Prima di acquistare un posteggio nel quartiere, il futuro acquirente chide l’autorizzazione al boss Ficarra. È l’ottobre del 2019. Lui si era già messo d’accordo con il venditore, ma senza il permesso del clan, evidentemente, non ci si deve muovere. Così racconta tutto al boss, il quale prima cerca di comprendere bene chi fosse il venditore. Si comporta come se fosse un ufficio amministrativo che deve autorizzare una pratica. La burocrazia di Cosa Nostra, però, è più veloce. Ficarra non sente il dovere di convocare una conferenza dei servizi, e non serve neppure sentire il parere del venditore, che evidentemente ha già assentito, perché “se lo vuole levare”. Tutto ok per il posteggio, ma a una condizione: “Ma per il lavaggio lascia stare, facemuci buscari u pani macari all’avutri”. Decide lui, insomma, chi debba lavorare e come, nel suo quartiere. Nessuno, insomma, poteva pensare che lui non fosse attento a non turbare gli equilibri. 


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