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Palermo, il Comune convoca i creditori per saldare i conti

Entro metà agosto tutti i debiti potrebbero essere cancellati. Tutti i passaggi.
PALAZZO DELLE AQUILE
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PALERMO – È una della azioni di risanamento del Comune di Palermo e riguarda nello specifico i creditori di Palazzo delle Aquile. Da qualche giorno, sul sito istituzionale dell’ente è stato pubblicato un avviso a coloro che devono incassare soldi dal Comune. Si tratta di una vera e propria chiamata al tavolo negoziale. Il messaggio è chiaro: chi ha un credito nei confronti del Comune si presenti dal 7 febbraio al 10 aprile e il Comune è pronto a pagarlo. A patto che i creditori siano disposti a perderci qualcosa.

Anche in questo modo l’amministrazione comunale proverà a risanare i conti del capoluogo siciliano.

La norma salva Palermo

Sul punto è bene fare un passo indietro. A fine anno, la giunta comunale guidata da Leoluca Orlando, insieme con le amministrazioni di altre 3 città metropolitane d’Italia, è riuscita a strappare al governo nazionale una norma che, nel nostro caso, si potrebbe chiamare “salva Palermo”. Il condizionale è d’obbligo, perchè il dibattito è quanto mai aperto, anche se il Consiglio comunale ha dato un sostanziale via libera alla manovra. Qualcuno, infatti, dubita che la norma salverà davvero la città.

I motivi del dubbio sono tutti stati espressi durante le sedute fiume di Sala delle Lapidi degli ultimi di gennaio, sedute che sono servite a fare dotare il Comune di un piano di riequilibrio, un piano per risanare il Comune in venti anni, un piano che – come si è detto – porterà a un cospicuo innalzamento dell’Irpef e alla compartecipazione al 36 per cento dei servizi a domanda individuale.

Cosa prevede la norma è presto detto. Palermo è diventata a causa del suo stato di crisi una sorvegliata speciale a cui lo Stato ha promesso una somma di circa 400 milioni di euro in venti anni. Per ottenere le risorse, però, la città dovrà anzitutto presentarsi entro il 15 febbraio a Roma con alcuni compiti fatti. Se passerà l’esame l’amministrazione comunale otterrà le risorse. Potrebbe però capitare che il governo nazionale lasci ulteriori consegne agli inquilini, sia attuali che futuri, di Palazzo delle Aquile. Roma quindi ci da dei soldi ma potrebbe “togliere sovranità”, così si direbbe in altri tavoli, all’amministrazione locale. . E nulla toglie che fra le richieste ci siano altre manovre lacrime e sangue.

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Il piano per pagare i creditori

L’avviso ai creditori era una delle cose da fare per presentarsi a Roma e incassare il contributo. A prevederlo è stata la legge di bilancio per il 2022 (legge 234 del 2021). Con l’avviso l’Ente chiama a raccolta tutti suoi creditori per scrivere un piano di pagamento dei debiti. Dal 7 febbraio a 10 aprila sarà possibile presentare istanza. Se si vuole ottenere il credito è necessario fare domanda altrimenti lo stesso sarà cancellato. Entro il 15 maggio la Ragioneria generale dovrà calcolare l’intero ammontare dei debiti. Poi gli uffici comunale inizieranno a chiamare ciascun creditore e a offrirgli la possibilità di firmare una transazione per chiudere la partita. La misura del credito è in parte già fissata e dipenderà dall’anzianità della pretesa.

Palazzo delle Aquile pagherà il 40 per cento per i debiti con anzianità maggiore di dieci anni, il 50 per cento per i debiti con anzianità maggiore di cinque anni, il 60 per cento per i debiti con anzianità maggiore di tre anni e l’80 per cento per i debiti con anzianità inferiore a tre anni. La firma degli accordi transattivi dovrà essere fatta entro il 15 giugno. Poi ci saranno 30 giorni per accettare. Infine partiranno, entro i successivi 20 giorni, così almeno stabilisce la legge, i mandati di pagamento. In questo modo, a metà agosto, Palermo potrebbe eliminare qualsiasi debito non assimilato alla gestione corrente.

Blocco per procedure esecutive e pignoramenti

Questa procedura ha anche altre conseguenze. Dalla data di approvazione del piano di rilevazione dei debiti commerciali e fino al completamento della presentazione da parte del comune delle proposte transattive di cui, non possono essere intraprese o proseguite procedure esecutive per i debiti inseriti nel predetto piano e i debiti non producono interessi né sono soggetti alla rivalutazione monetaria.

Il piano di pagamento dei crediti sarà per il Comune, come un azzeramento delle situazioni debitorie critiche. Saranno dichiarate estinte, infatti, le procedure esecutive pendenti al 15 maggio, nelle quali sono scaduti i termini per l’opposizione giudiziale da parte dell’ente. Estinte saranno pure quelle procedure in cui l’Ente locale ha fatto opposizione ma questa è stata rigettata. Le debenze saranno inserite in automatico nel piano dei pagamenti per lo stesso dell’importo dovuto a titolo di capitale, accessori e spese. Infine, i pignoramenti eventualmente eseguiti dalla data di approvazione del piano potranno non essere pagati. Fino al momento della presentazione di tutte le proposte transattive ai creditori, così, i provvedimenti dei giudici di pignoramento non vincolano l’ente ed il tesoriere che invece potranno disporre delle somme per i fini dell’ente e per le finalità di legge.

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Il fondo crediti commerciali

Ma a quanto ammonta la cifra da versare ai creditori? È la stessa delibera di giunta comunale che da indicazioni agli uffici sull’avviso da diramare a offrire qualche dato. Uno degli allegati si chiama fondo di garanzia dei debiti commerciali e riporta lo stock di debiti e il tempo medio ponderato di ritardo del Comune di Palermo nel 2021 e nel 2020. Stando a questi dati, l’Ente ha in pancia debiti per 53 milioni dal 2021 e per 70 milioni nel 2020. In questo biennio al 19 gennaio 2022 ci sarebbero dunque oltre 120 milioni di euro.

Questi dati contribuiscono a individuare il fondo per i crediti commerciali. I calcoli sono complessi e non saranno qui ripetuti. Ciò che importa è che questo fondo vale circa 5,5 milioni di euro. Una cifra che potrebbe diminuire con il decrescere delle debenze del comune; e contribuire ad alleggerire in parte il peso che il risanamento avrà sulla città. Infatti, questo fondo obbliga il comune ad accantonare queste risorse a inizio anno. Sono soldi che il Comune potrebbe spendere ma che la legge impone di conservare appunto per fare fronte ai crediti con i privati che non si è riusciti a pagare. Insomma, da ora in poi: ogni azione è utile.

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