27 Gennaio 2020, 05:50
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PALERMO – La Polisportiva Palermo voleva aprire un lido gratuito all’Addaura ma il Comune di Palermo e l’assessorato al Territorio e all’ambiente non l’hanno consentito. Per il Tribunale amministrativo siciliano, però quella decisione è illegittima. Gli uffici regionali hanno detto il loro “no” sulla base di un parere errato del Comune. Quest’ultimo, però non si è espresso sull’uso del litorale quanto piuttosto sulle opere che l’associazione intendeva realizzare per offrire dei servizi ai frequentatori del lido. Inoltre il “no” degli uffici di Palazzo delle Aquile è arrivato per contrasto a un piano mai approvato.
Non è la prima volta che i giudici amministrativi si pronunciano su un caso in cui la Regione non ha concesso la spiaggia per via di un parere del Comune non pertinente. Anche qualche mese fa,infatti, il Tar ha emesso una sentenza su un caso simile. Anche allora piuttosto che verificare la coerenza del progetto d’impiego della spiaggia con i piani comunali gli uffici di Palazzo delle Aquile hanno dato un parere urbanistico. Ma, spiegano i giudici, “le competenze dell’Amministrazione regionale in materia di rilascio di concessioni demaniali marittime devono essere mantenute distinte da quelle del Comune aventi ad oggetto il rilascio dei titoli urbanistici”. Insomma sono due cose diverse e il parere su una materia non può condizionare direttamente il giudizio sull’altra.
Nel 2013 la Polisportiva ha presentato il progetto per l’uso di una parte della costa dell’Addaura, circa tremila metri quadrati. L’accesso al lido sarebbe stato gratuito mentre tutti i servizi connessi sarebbero stati a pagamento. La concessione dello spazio ha auto un lungo iter. Prima il Comune ha fatto sapere all’associazione che non si sarebbe pronunciato fin quando il lido, allora in concessione all’Addaura Reef, non gli fosse stato riconsegnato. Dopo un anno l’amministrazione ha pubblicato il progetto della polisportiva e si è presentata una concorrente: Cala Levante. Solo alla fine di questo iter nel giungo 2017 è iniziata la procedura per ottenere il via libera da parte della Capitaneria di Porto, dell’Agenzia delle Dogane, del Genio Civile e della Soprintendenza.
Ma, nell’agosto 2018 Il Comune di Palermo dava parere sfavorevole in quanto il progetto era contrario al Piano d’utilizzo del Demanio marittimo (Pudm). Proprio questo con questo piano, l’amministrazione comunale sottopone all’approvazione alla Regione il progetto di organizzazione della costa di propria competenza individuando le aree da lasciare pubbliche e quelle da affidare ai privati. L’ok sul documento varato dal Comune di Palermo, però non era arrivato. Inoltre, nel parere sfavorevole veniva fatto notare il contrasto con il vincolo di edificazione nel 150 metri dalla battiglia.
Per i giudici, quindi, l’atto del Comune di Palermo, su cui si è poi basata la decisione degli uffici regionali, stato viziato da due errori: non solo ha unito due materie ma si è pronunciato sull’irregolarità del progetto rispetto a un piano non approvato.
Secondo quanto scrivono i magistrati la pratica presentata nel 2013 era soggetta alla normativa originaria sui piani d’utilizzo delle spiagge. Secondo questa era consentito rilasciare le concessioni a chi ne facesse richiesta, a patto che i concessionari si fossero adeguati ai Pudm poi approvati. Essendo questa la regola da applicare, “ne deriva che – così si legge in sentenza -, non essendo stato approvato in via definitiva il Pudm, come riconosciuto anche dalla difesa erariale, l’Amministrazione regionale doveva rilasciare la concessione alla ricorrente, introducendo la clausola di salvaguardia”. Da sei anni, i palermitani avrebbero avuto un lido in più.
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27 Gennaio 2020, 05:50