30 Settembre 2024, 10:59
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PALERMO – Il diktat arriva a mezzo social quando ancora sono ‘calde’ le dimissioni di Antonio Ferrante dalla presidenza regionale del Pd. Il ‘no alla critiche’ è impresso – senza negoziazione – nel post di chiusura della festa dei Dem, dopo l’attacco agli “pseudo dirigenti che espongono il partito…”.
Ma il dimissionario non ci sta e scoppia la polemica.
Dopo la descrizione dei “giorni intensi” alla festa dell’Unità di Palermo, il Pd ripercorre via social la ‘crisi dell’io’ facendo tornare in mente la riflessione filosofica di Freud e Parfit: “Il Noi – scrivono i democratici – ha avuto il sopravvento sull’Io”.
Subito dopo arriva il buon proposito di “aumentare gli spazi di confronto e democrazia dentro il nostro partito”. Quindi la bastonata con il diktat: “Alzare un cordone sanitario verso tutti quei comportamenti di pseudo dirigenti che espongono il partito a critiche nell’opinione pubblica”.
E ancora: “Chi ha qualcosa da dire troverà nel partito il luogo del confronto, chi sceglie, per comunicare i problemi interni, i social e la stampa è molto meglio che faccia politica in un altro partito”.
Antonio Ferrante non ci sta: “La criminalizzazione del dissenso interno a mezzo social – dice a LiveSicilia – è una cosa che appartiene più a una cultura di destra e non democratica. Io ho sollevato questioni politiche e non problemi personali. Ho detto che se dobbiamo aprire, dobbiamo avere l’umiltà di conoscere i nostri limiti ed errori”.
Il dimissionario dalla presidenza regionale dei dem sottolinea che “la risposta è stata chiudiamoci di più come un cordone sanitario, perché chi disturba il manovratore deve stare fuori, anche se il treno sta deragliando”.
La festa dell’Unità del Pd palermitano ha rimarcato le divisioni interne del partito, tanto che il coordinatore della mozione Schlein Sergio Lima ha parlato della presenza di “troppi tatticismi”.
E, non a caso, Ferrante era assente, “per le stesse ragioni per cui mi hanno scritto quello che hanno scritto, sapevo di non essere gradito al Pd palermitano perché ho il brutto vizio di dire quello che penso, sarebbe sembrata una sfida e io non avevo voglia di sfidare alcuno”.
Scavando nelle ragioni della spaccatura, spunta la summer school voluta da Ferrante, poi annullata, anzi, “boicottata”, come ha scritto l’ex componente della presidenza al segretario regionale Anthony Barbagallo.
Poi ci sono le tegole, il congresso dei Giovani democratici annullato e le correnti che continuano vorticosamente il percorso verso il rinnovamento degli organi.
Ferrante condivide l’auspicio di Lima: “Sergio ha posto questioni politiche, che come le mie vanno affrontate. Se non le vogliamo affrontare poi non chiediamoci – conclude – perché andiamo a sbattere”.
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30 Settembre 2024, 10:59