Palermo, imprenditori e anziani: gli "insospettabili" di Cosa Nostra

Palermo, imprenditori e anziani: gli “insospettabili” di Cosa Nostra

Dalle indagini vengono fuori le figure di uomini riservati

PALERMO – Maggio 2022, un anziano uomo per la prima volta compare sulla scena mafiosa di Mezzomonreale. Gioacchino Badagliacca, 45 anni, ha litigato con lo zio Pietro, che di anni ne ha 78.

Entrambi sono volti noti. Gioacchino fu inserito nel gruppo di fedelissimi che nel 2003 accompagnò Bernardo Provenzano, alias Gaspare Troia, in una clinica a Marsiglia per operarsi alla prostata. Pietro Badagliacca ha trascorso 14 anni in carcere per mafia. Era amico di Nino Rotolo, capomafia ergastolano di Pagliarelli, capace di intrattenere relazioni con i trapanesi di Matteo Messina Denaro. Tutti e tre sono stati arrestati nel blitz di ieri coordinato dai sostituti della Direzione distrettuale antimafia di Palermo Dario Scaletta e Federica La Chioma.

Il 7 maggio dell’anno scorso Gioacchino Badagliacca incontra Antonino Anello, che è arrivato all’età di 82 anni restando un “soggetto sconosciuto all’attività investigativa”. I due fanno finta di essersi incontrati per caso. Circostanza che non sfugge ai carabinieri.

Badagliacca gli spiega di volere parlare dei contrasti con lo zio. Nel dialogo usano parole come “amico nostro”, “Cosa Nostra”, “la stessa cosa”, “uomo d’onore”. Sono discorsi di mafia. Anello non è l’unico volto nuovo, seppure anziano. Nei dialoghi e sulla scena irrompono anche due incensurati: i fratelli Pasquale e Michele Saitta, di 67 e 70 anni. Il primo da ieri è in carcere, il secondo ai domciiliari.

Il primo gestisce dal 1993 un’azienda vitivinicola in provincia di Caltanissetta, mentre il secondo, già a partire dal 1988, si occupa di un’azienda alimentare a Palermo. Qualche mese dopo, a settembre, i carabinieri riescono a piazzare la microspia nella casa di campagna di Michele Saitta a Butera, nel Nisseno.

Qui i Badagliacca fanno la pace, mentre discutono di ammazzare un architetto. Dalle parole del più anziano dei Badagliacca si scopre che se fosse stato per lui avrebbe fatto fuori Anello dalla famiglia mafiosa. Parla di alcune sue mancanze: “… ma perché l’hai tenuto… se non ci fosse stato il fatto vostro… perché non lo voglio scannaliare chissà questo esce folle”.

Ed ecco il motivo del perdono: Pietro Badagliacca ha temuto che Anello si pentisse, raccontando “il fatto vostro”, e cioè il ruolo riservato dei fratelli Saitta, chiamati come arbitri della partita fra i due Badagliacca.

Trent’anni dopo i magistrati sottolineano l’attualità delle parole del collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo. “Ci sono dei personaggi importanti, personaggi che non si vogliono mandare diciamo alla sbaraglio che subito si vuole fare conoscere a tutta l’organizzazione e quindi anche se si sa, anche se uno insomma lo capisce, però non vengono presentati”.


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