Palermo, ci sono 3 nuovi imputati per l'omicidio di Aldo Naro - Live Sicilia

Palermo, ci sono 3 nuovi imputati per l’omicidio di Aldo Naro

Si tratta dei buttafuori in servizio al Goa in quella drammatica notte

PALERMO – Altri 3 imputati dovranno difendersi in Corte di Assise dall’accusa di avere ucciso Aldo Naro. Il giovane neolaureato in Medicina fu colpito a morte al culmine di una rissa nella notte tra il 13 ed il 14 febbraio del 2015.

Il parapiglia scoppiò durante una festa di carnevale. Aldo fu colpito certamente da un calcio mortale alla testa mentre si trovava per terra all’interno della discoteca “Goa” nel quartiere Zen, a Palermo.

Il giudice per l’udienza preliminare Rosario Di Gioia ha rinviato a giudizio per concorso in omicidio volontario Gabriele Citarrella, Francesco Troia e Pietro Covello. I primi due facevano parte del servizio di vigilanza della discoteca, il terzo era un buttafuori abusivo.

Le loro presunte responsabilità si aggiungerebbero a quelle di Andrea Balsano, condannato con sentenza definitiva. Quest’ultimo, reo confesso del delitto, giudicato colpevole quando era ancora minorenne, ha sempre negato di avere sferrato il calcio con l’intenzione di uccidere Aldo.

I familiari della vittima hanno sempre contestato la ricostruzione secondo cui a causare la morte fu il solo Balsamo. Una conclusione a cui era giunta la perizia del medico legale Paolo Procaccianti che aveva portato alla condanna del minorenne e che ha retto in tutti i gradi di giudizio.

Ora regge, almeno in questa fase processuale, l’ipotesi che si sia trattato di un brutale pestaggio, sostenuta dai legali dei parte civile, gli avvocati Salvatore e Antonino Falzone.

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I periti Umberto Sabatini e Domenico Laganà, incaricati nel settembre 2020, infatti, riscontrarono la presenza di lesioni non valutate nel precedente esame autoptico. E cioè la rottura del setto nasale, una frattura del massiccio facciale e della seconda vertebra cervicale. La conclusione fu drammatica: Aldo Naro sarebbe stato soffocato dalla perdita del suo stesso sangue.

I difensori degli imputati – Citarella peraltro è passato dal ruolo di testimone che ha aiutato la ricostruzione degli inquirenti a quella di imputato – hanno sempre sostenuto che non c’era traccia di inalazione per via aerea del sangue. I legali hanno anche riscontrato una serie di anomalie pure nell’analisi dei vetrini polmonari avvenuta nel corso della seconda perizia.

Tutto questo non ha convinto il giudice. Cercheranno di far valere le loro ragioni in Corte d’Assise a partire dal 9 giugno prossimo. Il giudice ha accolto la richiesta del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dei sostituti Claudio Camilleri ed Enrico Bologna.

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