19 Novembre 2018, 17:49
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Specchio delle nostre brame e delle nostre disgrazie, dunque Palermo è agli ultimi gradini, nella zona dei reietti, della classifica sulla qualità della vita che, periodicamente, ci martirizza. Un martirio che nasce dalla consapevolezza – spiattellata nero su bianco – di essere niente.
Ed è inutile il nostro vacuo gonfiare il petto, magnificando il bagno a mare nel mese di novembre, il cielo terso che non abbiamo inventato noi, o l’arancina croccante. E abbiamo un bel ripeterci: che ne sanno gli altri? Bolzano prima in classifica? E perché? Perché hanno il monumento a Walther von der Vogelweide (fonte wikipedia)? Te lo immagini, cioè, tummaggini? E giù risate crasse, sgranocchiando l’arancina sulla spiaggia di Mondello, dopo avere depositato la carta della confezione sul bagnasciuga, affidandola al destino.
Ma è questo che davvero siamo, come suggerisce la paura intima che affiora dall’umorismo: niente. Anzi, nuddu miscatu cu nenti. Così, senza offesa, né accanimento, tanto per prendere in prestito un detto ancora in voga.
E’ naturale che, a questo punto, si avverta il fremito del grido sotterraneo che trabocca in simili occasioni: colpa del Sinnacollanno, al secolo Leoluca Orlando, primo cittadino perenne. Ed è innegabile che l’amministrazione regnante appaia politicamente in crisi al cospetto di troppi problemi, preoccupandosi piuttosto di vivacchiare tra un comunicato stampa e una lucidatina all’ultima installazione di ‘Manifesta’. E, se si guarda l’opposizione, il malessere cresce. Ma non tutto è riconducibile al governo di uomini e cose, non tutti i parametri sono un dito puntato contro chi comanda nella desolazione complessiva di un territorio provinciale.
Qui ci vorrebbe uno specchio delle brame e delle disgrazie, a margine della periodica classifica, un bambino, una bocca di innocenza che ci urli in faccia: colpa vostra, è tutta colpa vostra!
Colpa nostra per tutte le volte che buttiamo la munnizza dove non ci appartiene e nell’ora che non è consentita. Colpa nostra per tutte le volte che posteggiamo la macchina nel varco dei disabili. Colpa nostra per tutte le volte che non ci sentiamo comunità. Colpa nostra per tutte le volte che votiamo male, cioè, praticamente, quasi sempre, mandando lassù, a Palazzo, classi dirigenti inadeguate e oppositori balbettanti. Colpa nostra per tutte le volte che siamo incivili, arroganti, vastasi e lo siamo quasi tutti a turno. Colpa nostra per tutte le volte che diamo ragione a chi profetizzò: ‘Io non sto a Palermo, io sto a casa mia’. E mai involontario anatema fu più azzeccato.
E colpa del sindaco e della sua squadra, certo, perché, per la parte di competenza, non sono riusciti a cambiare il corso delle cose.
Infatti, se la celebratissima capitale della cultura è soprattutto una desolata somma di ‘vorrei ma non posso’, il primo cittadino e i suoi compagni di cordata politica non si mostrano incongrui rispetto a elettori e antipatizzanti. Anzi, è tutto un reciproco rispecchiarsi nell’irrilevanza. Il massimo che possiamo permetterci, tanto siamo periferici, è lo ‘scandalo’ dell’uomo che succhiava la felce all’orto botanico: se ne parlò per mesi. Il resto? Munnizza, vacuità e propaganda: mescolare con oculatezza e agitare prima dell’uso. Buonanotte, Palermo.
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19 Novembre 2018, 17:49