15 Aprile 2023, 10:27
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PALERMO – Evaso sì, in fuga dal Tribunale pure, rapinatore no.
La Corte di appello, presieduta da Antonio Napoli, ha ridotto la pena inflitta a Carmelo Migliaccio. Da tre anni e 6 mesi di carcere, ad un anno e 8 mesi.
Non ha retto l’ipotesi che avesse rubato uno scooter dopo la rocambolesca fuga dal palazzo di giustizia dove, nel 2018, era stato appena condannato in un processo per direttissima.
Trentatré anni e diversi precedenti per droga, violenza e resistenza a pubblico ufficiale, qualche legame con personaggi di Cosa Nostra, Migliaccio era finito di nuovo nei guai quando gli agenti di una pattuglia lo trovarono fuori dall’abitazione dove era detenuto ai domiciliari. Disse che era uscito per recuperare il pallone dei figli.
Il giorno del processo era sfuggito al controllo degli agenti e si era dileguato. Secondo la ricostruzione degli investigatori, dopo la fuga aveva rubato con violenza lo scooter ad una persona incontrata in via Papireto. Da qui la contestazione della rapina.
Divenuto latitante, i poliziotti della squadra mobile lo scovarono in via Villagrazia poco più di un mese dopo.
In primo grado era stato condannato ad una pena più pesante.
La contestazione di rapina si basava sul racconto del proprietario dello scooter. Che, però, come ha fatto emergere il legale della difesa, l’avvocato Angelo Formuso, è crollato in dibattimento.
La vittima non lo aveva riconosciuto quando gli era stata mostrata la foto segnaletica. Lo fece dopo l’arresto, quando l’immagine fu pubblicata dai media. Strano visto che lo scatto risaliva a molti anni prima. Ricordava la maglietta a maniche corte che indossava l’autore della rapina. Nulla, però, disse dei tanti tatuaggi che ricoprono il corpo di Migliaccio.
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15 Aprile 2023, 10:27