16 Gennaio 2015, 16:38
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PALERMO – Mille euro per un concerto di due ore nella notte di Capodanno. Un cachet misero per non accendere la curiosità degli investigatori. Specie se si parla di artisti di caratura nazionale.
È il caso di Max Gazzè che si esibì a Palermo il 31 dicembre 2013 durante i festeggiamenti finiti sotto inchiesta della magistratura. Ce n’è abbastanza, sostengono gli inquirenti, per parlare di una procedura “offuscata da una complessiva opacità” da parte della commissione di valutazione che scelse Gazzè (l’artista è totalmente estraneo all’indagine dei pm) e non Vinicio Capossela, proposto da un’altra impresa.
A capo della commissione c’era Ferdinando Ania, ora indagato per un presunto abuso d’ufficio assieme al funzionario comunale Salvatore Tallarita. Fu Ania, dirigente degli Affari culturali di Palazzo delle Aquile, a liquidare il pagamento di 128 mila euro alla Levana di Manfredi Lombardo per l’organizzazione del concerto che prevedeva l’esibizione di Gazzè e di altri artisti. Dall’esame del fascicolo in cui il Comune doveva conservare tutta la documentazione, nell’ottobre 2014, e cioè quasi un anno dopo il concerto, non c’era traccia dei certificati di agibilità di tredici artisti. I certificati sono obbligatori, ma nella carpetta non c’erano. L’amministrazione liquidò il compenso alla Levana e avrebbe potuto farlo solo ed esclusivamente “previa presentazione di regolare giustificativo di spesa fiscalmente in regola”. Eppure, a giudicare dagli accertamenti della sezione di Polizia giudiziaria della Procura, le uniche fatture presenti nel fascicolo d’ufficio ammontano a poche migliaia di euro, compresi i mille euro che l’impresa, almeno così si evince dal certificato di agibilità, diede a Gazzè. “Estremamente improbabili per l’indubbia esiguità”, tagliano corto.
Ed ancora nell’autocertificazione presentata, Lombardo dichiarò che non avrebbe fatto ricorso ai sub appalti. Gli investigatori sul punto dicono che “allo stato delle indagini sono ancora ignori i soggetti che avrebbero provveduto alle istallazioni di palco, audio e impianti”.
A questo va aggiunto li fatto che l’impresa non era in possesso del Durc, un requisito fondamentale per ottenere l’affidamento della gara e il successivo pagamento. Ecco perché gli investigatori parlano di “incuranza” da parte di Ania e ritengono di avere fatto emergere “non soltanto la palese violazione delle procedure di affidamento del servizio ma persino la consapevolezza e la volontà di aggirare ed occultare insanabili irregolarità con lo scopo di assicurare un vantaggio alla società Levana”.
Aggiornamento 16 gennaio ore 1950. “Pur ritenendo di dovere stigmatizzare la circostanza di apprendere, allo stato solo dagli organi di stampa, teoriche contestazioni che mi si muovono contro, non avendo ancora io ricevuto alcuna notifica formale, informo anticipatamente che sono sicuro di avere sempre operato nel rispetto della legalità, nella mia attività professionale e nel mio impegno civile e sociale in questa città”. A parlare è l’imprenditore Manfredi Lombardo, coinvolto nell’inchiesta sugli appalti per le manifestazioni del Capodanno del 2014. “Ho – continua Lombardo – pieno rispetto per il lavoro dei magistrati. Spero di avere al più presto la possibilità di spiegare le mie motivazioni rispetto a queste teoriche contestazioni. L’evento del Capodanno dello scorso anno è stato, a detta di tutti, uno strepitoso successo, organizzato in pochissimi giorni e dove le difficoltà – compresi gli esposti per cercare di sequestrare il palco e bucce di banana varie, probabilmente tutti frutto delle stesse mani – non sono riuscite a farlo andare male. Ricordo che, durante le 7 ore dello show, si sono collegate in streaming con Palermo18 mila persone”. Infine, conclude Lombardo: “Mi addolora molto essere coinvolto nelle indagini, come una persona che ha agito non rispettando le regole”.
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16 Gennaio 2015, 16:38