Cronaca

Palermo, la Cgil: assumere full time 2.500 dipendenti comunali

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14 Gennaio 2022, 13:35

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PALERMO – “Va bene il piano di riequilibrio per raddrizzare i conti del Comune ma chiediamo che vada nella direzione giusta e non a discapito, con l’aumento di tasse e tariffe dei servizi, dei cittadini e dei lavoratori dell’ente, costretti a un part-time forzato, che li rende poveri pur lavorando, e con riflessi negativi sulla qualità e quantità dei servizi.Va rivista la parte che riguarda le politiche del personale, in particolare la condizione dei lavoratori a tempo parziale, per i quali chiediamo, già da tempo, la trasformazione in rapporti full time”.

Lo chiedono il segretario della Cgil Palermo Mario Ridulfo e il segretario della Fp Cgil Palermo Giovanni Cammuca, a proposito della vertenza che riguarda 2.380 lavoratori part-time del Comune di Palermo, più 130 ex Lsu. “Una vertenza che ha la precedenza perché i lavoratori con contratto a tempo parziale e indeterminato rappresentano ormai più della metà dei 5mila dipendenti comunali. Il piano di riequilibrio – proseguono Ridulfo e Cammuca – deve tenere conto dei servizi da erogare alla cittadinanza, dei numerosissimi pensionamenti degli ultimi anni (380 solo nel 2021) e non può prescindere dall’incremento delle ore per il personale part-time se si vogliono erogare servizi pubblici efficienti e in linea con le richieste dei cittadini”.

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Il Comune nel frattempo ha avviato le procedure per l’assunzione di 60 unità di personale a tempo pieno e determinato e ha assunto con i fondi del Pnrr 19 funzionari. “Ben vengano le nuove assunzioni ma prioritariamente occorreva trasformare da part time a full time le analoghe professionalità già esistenti all’interno dell’ente – aggiungono Lillo Sanfratello, segretario enti locali per la Fp Cgil Palermo e Luigi D’Antona, coordinatore dei lavoratori part-time per la Fp Cgil Palermo – Non si può inoltre dimenticare che all’interno dell’amministrazione comunale esistono anche professionalità specifiche, con categorie minori, come A e B, composte in gran parte da diplomati, che svolgono mansioni superiori. Non è accettabile che il piano di riequilibrio, per queste due categorie, preveda il passaggio a 30 ore nel 2030, quando molti di loro saranno prossimi alla pensione e, a causa dei redditi bassi della loro condizione di part-time, forse a malapena riusciranno a raggiungere gli importi della pensione sociale. Entro il 2023 è prevista invece la trasformazione a full time delle categorie C e D. In questo modo si alimentano di fatto le diseguaglianze tra lavoratori che provengono dallo stesso bacino”.

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14 Gennaio 2022, 13:35

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