19 Luglio 2024, 19:23
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PALERMO – Il 19 luglio del 1992 in via D’Amelio c’era anche Antonio Vullo, autista della scorta del giudice Paolo Borsellino. Vullo riuscì a scampare alla strage perché stava spostando l’automobile e vide morire il giudice e i colleghi Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.
Da allora chiede giustizia e verità come tutti. Vullo non crede sia stata una strage di mafia perché “altrimenti da decenni si sarebbe saputa la verità“. Ecco le sue parole dal palco di via D’Amelio
“Ogni anno vedo passerelle e persone non adeguate a questi eventi – ha detto -. Ci sono sempre polemiche tra di noi e questo non va bene. In questo periodo abbiamo altre personaggi delle istituzioni che sono sotto processo, abbiamo un altro magistrato che deve chiarire la sua posizione”.
“In tutti questi anni – ha aggiunto – abbiamo avuto soggetti istituzionali che hanno messo piede e mani in via D’Amelio, se queste persone troveranno il coraggio di mettere tutto nero su bianco riusciremo ad avere la verità che spetta a tutti noi, che spetta a tutti voi e ai ragazzi del futuro che è quella che vogliono i nostri martiri“.
Vullo si è rivolto anche a chi ha raggiunto Palermo da altre città: “Voi ci date la forza di continuare, in via D’Amelio vedo solamente una famiglia affacciata e la cosa mi fa tristezza. Noto che la gente di Palermo si sta allontanando da questi eventi. Spero che negli anni successivi ci sia una maggiore partecipazione e una maggiore serenità perché dobbiamo raggiungere quello scopo che ci spetta“.
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19 Luglio 2024, 19:23