30 Marzo 2022, 20:44
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Che cosa succede nel centrodestra, nella disfida per il candidato a sindaco di Palermo? Un grande caos. Mentre il centrosinistra ha già schierato il suo campione, quel Franco Miceli presidente nazionale dell’Ordine degli architetti che ha rinsaldato, con qualche problema, una comunità nota per le sue divisioni, dall’altra parte si annaspa e si gioca su più tavoli. Uno è quello nazionale, tra scomposizioni e ricomposizioni di non sempre semplice decifrazione. L’altro è quello regionale e coinvolge una dinamica intricata, a cominciare dalla ricandidatura del presidente Nello Musumeci a Palazzo d’Orleans. Una partita di scacchi con pezzi che, in via di metafora, sembrano suggestivamente identificabili.
Per quanto annunciate e attese, le dimissioni di Roberto Lagalla dalla carica di assessore proprio del governo Musumeci hanno provocato l’effetto sorpresa. Le telefonate nell’ambiente riferiscono una impressione netta: come se un gesto prevedibile e previsto, nell’esatto momento in cui viene compiuto, offrisse la rappresentazione di qualcosa che comincia davvero con uno scarto. Una ‘mossa del cavallo’.
L’ex rettore rivendica un impegno ‘civico’. “Il mio unico partito sono i palermitani – ha detto in conferenza stampa -. Resto a disposizione della politica. Non rinnego il rapporto con il centrodestra ma ritengo che oggi Palermo ha bisogno di un governo di salute pubblica. Palermo ha bisogno dell’unità del pluralismo”. Civico, dunque, senza ‘rinnegare la politica’. L’equilibrio è la qualità principale del candidato Lagalla, anche se, talvolta, è stato un limite. Lui, comunque, c’è a prescindere, come ha chiarito al nostro giornale.
Nella Palermo che aspetta il nuovo re democraticamente eletto, potrebbe presentarsi l’occasione dell’insediamento di una ‘regina’, scacchisticamente annotando. Sarebbe un vero segno di discontinuità dall’Orlandismo, in una città che, a parte Elda Pucci, non ha avuto altri sindaci di genere diverso da quello maschile.
Carolina Varchi, sotto il vessillo di ‘Fratelli d’Italia’, ha molte possibilità di muoversi: conosce la politica, gode di un discreto seguito personale e di un rapporto molto forte con Giorgia Meloni. Le dichiarazioni sono politicamente spavalde. Ma, in tanti, sono al lavoro per tessere, per cucire, per costruire un ponte che sdrammatizzi le distanze. Perciò, non è detto che, sulla scacchiera, nella fluidità di uno scenario con troppe variabili, il cammino della ‘regina’ possa dare scacco matto ai concorrenti interni.
Proseguendo con la metafora, Francesco Cascio è, invece, la ‘torre’, ovvero quel pezzo che si incammina in un secondo momento, quando arriva il suo turno. La sua disponibilità a candidarsi è finita del tritacarne delle faide forziste.
Ecco perché il medico che vuole rientrare in scena, in grande stile, è ancora fermo, quasi nella casella di partenza, tra Lagalla e Varchi. In una intervista al nostro giornale ha dichiarato: “Forza Italia si è già espressa chiaramente sul punto. Ora si deve lavorare affinché la mia candidatura non rimanga isolata. E’ il classico lavoro della politica e dei partiti che cercano una sintesi, per unire, non certo per dividere”. Una fiducia per certi versi ammirevole. E tuttavia, finora, malriposta.
E c’è Francesco Scoma, ‘gemello politico’ di Francesco Cascio, ai tempi di Forza Italia e del berlusconismo nascente, ‘l’alfiere’ della Lega. Ecco il suo auspicio: “La Lega stringa un accordo con Forza Italia. Un patto di prospettiva per il bene comune, in cui discutere dei contenuti e degli strumenti, mettendo insieme, appunto, per una sintesi, il Comune di Palermo, la Regione e la Presidenza dell’Ars. La Lega è un partito forte e ha le sue aspirazioni legittime, ma è disposta a ragionare, partendo dal presupposto che si faccia un passo indietro da parte di tutti”. Appunto, una partita a scacchi.
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30 Marzo 2022, 20:44