23 Gennaio 2024, 08:02
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PALERMO – Da un lato c’è il Centro di accoglienza Padre Nostro, che da anni opera a Brancaccio, dall’altro il comune di Palermo; in mezzo ci sono tasse e cartelle esattoriali che valgono migliaia di euro. E’ ancora braccio di ferro, nel capoluogo siciliano, fra Palazzo delle Aquile e il centro guidato da Maurizio Artale: una vicenda di cui Livesicilia aveva già scritto alcuni mesi fa e che riguarda le tasse su alcuni immobili.
Nell’ottobre scorso, commentando la notizia che l’ufficio Tributi di piazza Giulio Cesare aveva “perso” alcuni funzionari andati in un altro ente (e nel frattempo rimpiazzati), Artale aveva puntato il dito contro l’amministrazione del sindaco Roberto Lagalla. Motivo del contendere l’Imu su alcuni immobili che il Centro sostiene di non avere più e la Tari sull’auditorium “Di Matteo”, calcolata su mille metri quadrati ma che sarebbero la metà. Una vicenda su cui il vicesindaco Carolina Varchi aveva chiesto “un po’ di pazienza” per venire a capo dei tanti fronti aperti: “La situazione deficitaria in cui abbiamo trovato gli uffici ci impone di non creare corsie preferenziali”.
“Noi non abbiamo mai chiesto corsie preferenziali – dice oggi Artale a LiveSicilia – ma facciamo notare che le nostre Pec risalgono a sette anni fa e non abbiamo ancora ricevuto riscontro. Inoltre lo scorso dicembre siamo stati costretti a pagare imposte non dovute che in sette anni ammontano a 25 mila euro, sino a quando dovremo avere pazienza? Anche al Beato Giuseppe Puglisi, che fino all’ultimo chiedeva la costruzione di una scuola media a Brancaccio, il Comune rispose di ‘avere pazienza’ e ci sono voluti sette anni per avere la scuola che oggi è a lui dedicata”.
“Con l’ultima comunicazione arrivata appena qualche giorno fa – continua il presidente del Centro Padre Nostro – il Comune non ci imputa più due immobili che non abbiamo da tempo, ma considera ancora l’auditorium che abbiamo lasciato e che i tecnici, venuti due volte, hanno misurato dandoci ragione. Anche sull’Imu la commissione tributaria ci ha dato ragione, ma oltre al danno c’è la beffa: il Comune infatti, considerandoci debitori, ci trattiene le somme alla fonte sui servizi che dovrebbe pagarci”.
“L’ufficio Tributi ha tempestivamente svolto l’istruttoria – replicano dal Comune – anche mediante sopralluogo tecnico al fine di rideterminare il quantum dell’imposta, nella consapevolezza della sussistenza dei requisiti oggettivi e soggettivi sussistenti a carico della realtà che usufruisce solamente delle agevolazioni ex lege previste per le onlus. All’esito delle ulteriori verifiche espletate, dunque, a parere dell’ufficio le imposte sono dovute nelle misure così rideterminate”. “Sono questioni tecniche che non riguardano l’organo amministrativo ma rientrano nella competenza esclusiva degli uffici”, conclude il vicesindaco Varchi.
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23 Gennaio 2024, 08:02