16 Maggio 2024, 17:22
2 min di lettura
PALERMO – Lo Iacp lo allontanò un anno prima della scadenza del contratto. Il giudice ha condannato l’Istituto autonomo per le case popolari di Palermo a pagare 32 mila euro all’architetto ed ex direttore generale, Vincenzo Pupillo.
La sentenza è del giudice del lavoro Dante Marino. Lo Iacp nel 2021 motivò il recesso unilaterale dal contratto di lavoro con “la generale nozione di giusta causa e la rottura del rapporto fiduciario ad essa connessa”.
La legge ha messo dei paletti. Il dirigente può essere allontanato in caso di violazione degli obblighi di correttezza e buona fede, per “ragioni organizzative e gestionali” o in presenza di “risultati negativi sulle prestazioni operative e sul comportamento organizzativo”.
Nulla di tutto ciò è avvenuto. Sul merito del lavoro svolto, in particolare, Pupillo aveva una valutazione positiva con un punteggio di 85 su 100.
La vicenda, secondo il giudice, “integra gli estremi di un inadempimento contrattuale”. L’allontanamento di Pupillo, comandato dalla Regione, un anno prima della scadenza del contratto triennale, fu illegittimo.
Legittima fu, invece, la successiva revoca del comando. Pupillo chiedeva una cifra superiore, ma il giudice non ha ritenuto che abbia subito un danno di immagine e uno stop alla sua carriera.
Di Pupillo, oggi in pensione, si ricordano alcune battaglie. Una viene pure citata nel suo ricorso: aveva bloccato alcune consulenze legali esterne parecchio onerose (circa 400 mila euro).
Pupillo aveva anche sollevato la questione delle morosità dei consumi idrici degli inquilini delle case popolari dello Zen. Con un decreto ingiuntivo, l’Amap ottenne una cifra milionaria. Nessuno all’Istituto aveva deciso di impugnare la decisione divenuta definitiva.
Ed invece, secondo Pupillo, l’Istituto non aveva alcun debito. Dagli anni Ottanta migliaia di famiglie non hanno pagato i consumi di acqua, e neppure gli affitti per la verità. Mancavano persino le volture dei contatori che non furono attivati da chi ha occupato abusivamente le case.
Lo Iacp avrebbe voluto bloccare tutto, ma ci fu un intervento del prefetto: non si potevano sloggiare tremila persone e neppure staccare la fornitura idrica.
Si trattava di immobili di cui sono proprietari la Regione e una serie di enti, molti dei quali disciolti (Ina Casa, Icogap, Gescal, Incis), e il demanio dello Stato. Le bollette Amap, però, vennero spedite all’Istituto autonomo case popolari.
Pubblicato il
16 Maggio 2024, 17:22