Palermo, il giudice: "Donna intrisa di sconcertante cultura mafiosa"

Il giudice: “Donna intrisa di una sconcertante cultura mafiosa”

Avrebbe fatto da cerniera fra il boss e il candidato alle Regionali

PALERMO – “Una donna intrisa di una sconcertante cultura mafiosa”: sono durissime le parole con cui il giudice descrive la figura di Maria Piera Loiacono, arrestata nel blitz di Carini assieme al mafioso Giuseppe Lo Duca e al candidato alle Regionali, Salvatore Ferrigno.

Sarebbe stata lei a condurre le trattative per la compravendita di preferenze, fino alla consegna del denaro in un bar di Carini.

Una “figura trasversale tra mafia e politica”. “Una politica bravissima”, la definiva Lo Duca, che si era rivolta alla quarantacinquenne per agganciare Ferrigno, candidato con gli autonomisti che appoggiano il candidato del centrodestra Renato Schifani. Senza il suo ruolo di cerniera oggi non si parlerebbe del voto come “merce di scambio, assoggettata al condizionamento e all’intimidazione del potere mafioso”.

Al di là degli sviluppi e degli esiti delle indagini agli atti ci sono le sue conversazioni con Lo Duca, condannato per mafia con sentenza passata in giudicato, con cui discuteva di voti e potere. La Dda di Palermo ha chiesto i tre arresti e il giudice Fabio Pilato ha accolto la richiesta per arginare la “grave violazione del metodo democratico”.

C’è lo spettro di quello che il Gip definisce “il ritorno ad un passato di certo non lontano, quello di Cosa nostra e dei suoi rapporti con la politica e altri settori nevralgici del Paese che ha segnato la storia della nazione”.

Qualcuno non aveva grande considerazione per Loiacono. Non la riteneva capace di procacciare voti: “Ma Maria chi deve conoscere”. Ed invece nel corso di una riunione era stato ribadito che la donna poteva fare affidamento “su un amico comune”. E cioè Lo Duca. Loiacono dal canto suo ha mostrato di essersi calata a pieno nel clima mafioso. Riferiva, infatti, a Lo Duca di avere messo in guardia Ferrigno: “Lo vedi… lo vedi se tu vinci e poi ci volti le spalle… noialtri… ho detto siamo pazzi”.

Particolarmente inquietante è il passaggio di un’intercettazione in cui Loiacono diceva di aver esercitato pressioni su Ferrigno: “… gli ho detto se tu vinci innanzitutto là dentro ci devi favorire con un assessorato e questo assessorato io me lo divido con questo ragazzo… allora se un assessorato vale 10.000, 12.000 euro gli ho detto io mi devo dividere sti soldi con quel ragazzo perché io lo devo fare crescere io gli ho detto andiamo…”

Un linguaggio che nulla ha a che fare con la politica e con l’immagine che Loiacono ha offerto di se negli anni. Assessore nel piccolo comune di Campofelice di Fitalia, in provincia di Palermo (è qui che è nata)”. Nel 2017 si è candida alla presidenza della Regione, sostenuta dal Movimento Politico “Libertas” e dai Liberal Socialisti.

Una esperienza con pochi voti raccolti e uno strascico giudiziario. Il presidente di Libertas, Antonio Fierro, le aveva affidato le sorti del movimento alle politiche del 2018. Spesero 85 mila euro, ma la lista non fu presentata. “Cadde il castello di sabbia costruito sul nulla”, si legge nella querela presentata da Fierro ai carabinieri di Roma.


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