Palermo, Mafia, assolto Ferdico: ha subito una confisca di 100 milioni

Mafia, assolto Ferdico: ha subito una confisca di 100 milioni

Un lungo processo. In appello non regge l'accusa di concorso esterno
UN LUNGO PROCESSO
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PALERMO – Assolto. La Corte di Appello scagiona Giuseppe Ferdico dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa. Il nuovo processo è stato celebrato dopo che la Cassazione aveva annullato con rinvio la sentenza di condanna del “re dei detersivi” a 9 anni e 4 mesi. O meglio, ex re visto che i suoi beni sono stati confiscati.

Un processo lungo

Dopo tre richieste di archiviazione, una imputazione coatta, un’assoluzione in primo grado, una condanna in appello e un annullamento con rinvio passa la linea difensiva degli avvocati Roberto Tricoli, Luigi Miceli e Vincenzo Maiello. L’avviso di garanzia risale al 2007.

L’avvocato Roberto Tricoli
L’avvocato Luigi Miceli

“Il fatto non sussiste”, scrisse il giudice per l’udienza preliminare Riccardo Ricciardi nel 2014. Il pubblico ministero aveva invocato la condanna dopo che per tre volte la stessa Procura aveva chiesto l’archiviazione, sostenendo non ci fossero gli elementi per mandarlo a giudizio.

Vertiginosa scalata imprenditoriale

La sua vertiginosa scalata imprenditoriale aveva destato sospetti. L’intero impianto contabile dal 2000 al 2010 era stato descritto come “fortemente viziato da irregolarità, anomalie, falsità che fanno molto ragionevolmente credere nell’esistenza di una contabilità parallela”. Da qui l’assoluzione che di primo grado non aveva evitato a Ferdico la confisca del patrimonio dell’imprenditore.

I pizzini di Provenzano e Lo Piccolo

Dopo le prime richieste di archiviazione le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia cambiarono lo scenario. Misero a verbale che i fratelli Stefano e Angelo Fontana avevano utilizzato le attività di Ferdico per ripulire 400 milioni di lire.

Il nome dell’imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Si faceva riferimento ad assunzioni e pagamenti. Ferdico si è sempre definito una vittima, costretto a pagare il pizzo, anche sotto forma di assunzioni, per evitare guai.

Gli inquirenti si concentrarono sui rapporti fra Ferdico e Angelo Galatolo. Nel corso di una perquisizione in casa del mafioso dell’Acquasanta, nel 2010, furono trovati dei documenti.

Appunti in cui veniva descritto il giro d’affari di Ferdico nel 2009 e una quindicina di fatture per 200 milioni che l’imprenditore aveva pagato nel 2003 e 2004 alla Shoppers & Paper. Si trattava della ditta di Galatolo che vendeva sacchetti di plastica e carta da imballaggio.

Il racconto dei pentiti

Nel novembre del 2011 Francesco Onorato, un tempo affiliato alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, ricostruì i rapporti di Benedetto Marciante, mafioso di Resuttana, con i clan Galatolo e Madonia. Raccontò che “le maggiori fortune Marciante le aveva fatte attraverso la trasformazione industriale delle liscivia da cui ricavava il detersivo che poi metteva in commercio utilizzando falsi noti marchi”.

“I soldi dei Madonia e dei Galatolo”

Ed ancora che “in questa attività erano investiti i soldi dei Madonia e dei Galatolo”. Per la commercializzazione Marciante si sarebbe avvalso di diversi imprenditori, “tra i quali ricordo un certo Ferdico”. Onorato aggiunse di avere saputo che dietro le attività del padre di Ferdico c’erano i soldi dei mafiosi di Santa Maria del Gesù.

L’ultimo collaboratore ad essere interrogato era stato Marco Favaloro, un tempo uomo di fiducia dei Galatolo e dei Madonia. Su di lui i pentiti Angelo Fontana e Francesco Onorato non avevano avuto dubbi: “Ha rapporti stretti con Ferdico”.

Dopo l’assoluzione in primo grado la Procura fece ricorso in appello. Su richiesta del sostituto procuratore generale Umberto De Giglio arrivò la pesante condanna, annullata dai supremi giudici. Oggi l’assoluzione decisa dal collegio presieduto da Antonio Napoli.

Nel frattempo il patrimonio di Ferdico è passato per sempre allo Stato dopo la confisca definitiva. Un elenco di beni che vale 100 milioni di euro. Le accuse non sono bastate a fare condannare l’imprenditore, ma sono state ritenute valide nel processo di prevenzione. La scalata di Ferdico fu spinta dall’aiuto di Cosa Nostra.


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