Cronaca

Pizzo a Brancaccio, Comune ed enti fuori dal processo ai commercianti

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16 Ottobre 2024, 16:36

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PALERMO – Alla fine le parti civili sono state escluse per la tardività della richiesta. Dopo la contestazione della nuova aggravante di mafia si è superata la fase in cui era possibile costituirsi. Secondo il giudice per l’udienza preliminare Stefania Brambille, il tempo è scaduto.

Le parti civili escluse

Il processo è quello contro 31 commercianti di Brancaccio che hanno negato di avere pagato il pizzo. Restano fuori il Comune di Palermo e associazioni da sempre in prima linea sul fronte della legalità come quella che porta il nome di “Antonino Caponnetto” e il Centro Pio La Torre. E associazioni di categoria come Confcommercio.

Quelle ammesse

Le uniche parti civili costituite sono il comitato Addiopizzo, la Federazione antiracket e lo Sportello di solidarietà attraverso gli avvocati Salvatore Caradonna, Ugo Forello e Valerio D’Antoni.

Nelle scorse settimane l’inziale assenza delle parti civile sollevò polemiche. La risposta fu che il Comune di Palermo e le associazioni non erano stati individuati come parti offese e non avevano ricevuto alcuna comunicazione.

E soprattutto perché nel capo di imputazione veniva contestato il solo favoreggiamento che non legittimava la costituzione, anche se da una giurisprudenza consolidata emerge il contrario.

La reazione degli esclusi

“Dispiace che non sia stata ritenuta ammissibile la nostra richiesta di costituzione di parte civile al processo contro i commercianti accusati di favoreggiamento alla mafia di Brancaccio. Si tratta di puri aspetti tecnici che non modificano in alcun modo la nostra posizione di ferma condanna contro i fenomeni criminali dell’estorsione e dell’usura e di ferma condanna nei confronti della mafia. Ma anche di condanna verso chi non denuncia nemmeno dinanzi all’evidenza”, spiega Patrizia Di Dio, presidente di Confcommercio Palermo e vicepresidente nazionale con delega alla legalità.

“La nostra volontà era quella di costituirci perché questa è una storia molto brutta, il comportamento di questi commercianti perpetua un sistema che danneggia l’economia sana della città che negli ultimi anni ha imparato a sviluppare gli anticorpi e l’impermeabilità alle richieste di pizzo – aggiunge -. Anche chi non denuncia danneggia l’economia sana e contribuisce alla sovraesposizione delle vittime che hanno scelto di denunciare”.

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“Ribadiamo il nostro invito a denunciare sempre i fenomeni di taglieggiamento – conclude Di Dio -. Confcommercio sarà sempre al fianco di coloro che decidono di seguire il percorso della giustizia, non solo virtuoso ma anche doveroso, mettendo a disposizione gli sportelli antiracket e antiusura che servono a supportare le vittime sotto tutti gli aspetti che riguardano l’accompagnamento alla denuncia”.

“I nostri uffici non hanno ricevuto nulla, non essendo contestata l’aggravante mafiosa. Quindi, il Comune non è persona offesa. Anche il Centro studi Pio La Torre, con il quale il Comune ha la convenzione per i processi di mafia, non ha ritenuto di costituirsi parte civile”, spiegò il sindaco Roberto Lagalla nei giorni in cui esplose l’inziale polemica.

La nuova aggravante

Successivamente i pubblici ministeri Francesca Mazzocco e Bruno Brucoli hanno contestato agli imputati l’aggravante prevista dall’articolo 384 ter del codice penale prevista per il favoreggiatore che negando il pizzo “ostacola” un’indagine di mafia. Ormai, però, secondo il giudice Brambille è tardi per costituirsi parte civile.

Gli imputati

Questi i nomi degli imputati: Giampiero Cannella (amministratore della 3D srl), Ignazio Marciante (amministratore della Trinacria Gas sas), Giulio Matranga (gestore della macelleria “La fantasia della carne”), Bernardo e Salvatore Martino (titolari della rivendita di alimentari “Salumi e carni”), Alessandro Tinnirello (titolare del negozio “Polli alla brace”), Giuseppe Airò (gestore del “Night life”), Deborah Polito (titolare di dell’impresa “Animal shopping”), Paolo Vaccarella (titolare di “Paolo bar”), Giovanni Visconti (fino al gennaio 2020 amministratore della società “Nova recicling metalli srl), Maria Prestigiacomo (titolare della “Pizzeria al Galeone”), Rosario Messina (titolare del bar tabacchi Messina), Antonino e Girolamo Giacalone (rispettivamente dipendente e titolare della “Giacalone mobili”), Antonio Pellegrino (titolare della “Autoricambi express”), Fabrizio Aruta (titolare dell’officina “A.F. Gomme”), Rosario Carmelo Fulvo (titolare della “Autofficina meccanica fratelli Fulvo Rosario e Giuseppe”), Carlo Brancato (titolare di fatto del panificio-gastronomia-pizzeria “Signor Carlo Brancato Pietro”).

E ancora: Cristian Onofrio Biancucci (titolare della “Elio Salumi”), Giovanni Nuccio (gestore della macelleria “I piaceri della carne di Mangiapane Maria”), Giuseppe Lo Negro (titolare della ditta che si occupa della produzione e vendita d’asporto di frattaglie), Salvatore Meli (titolare del bar Tiffany), Antonio Rispetta (socio ed amministratore della ditta di trasporto merci “L.T.R. srl”), Salvatore Giardina (titolare del panificio di via Messina Marine 611), Francesco Sparacello (titolare dell’omonima macelleria), Vincenzo Sinagra (socio unico ed amministratore della “Euro casa Sinagra srl”), Giacomo Pampillonia (gestore di una rivendita abusiva di carni e frattaglie), Giovan Battista Caruso (gestore della “G&G Coffee” di Caruso Vincenzo Ronny), Mercurio Sardina (gestore del bar Ambra dal dicembre 2019), Tommaso Calabria (titolare e gestore del bar Ambra fino al dicembre 2019), Emanuele Pietro Binario (titolare del Bar dei Paletti).

Pubblicato il

16 Ottobre 2024, 16:36

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