Palermo, mafia: condannati "Saro l'americano" e "lo svizzero"

Palermo, mafia: condannati “Saro l’americano” e “lo svizzero”

Processo alla mafia del rione Uditore

PALERMO – Condannati due grandi vecchi di Cosa Nostra. Sedici anni e mezzo a Rosario Gambino. Cinque anni a Gaetano Sansone in continuazione con una precedente condanna. Otto anni sono stati inflitti ad Antonino Lo Presti.

Il Tribunale di Palermo presieduto da Fabrizio Lo Forte ha assolto Thomas Gambino, Gaetano Maranzano, Luca Bonafede e Filippo Amato.

Furono coinvolti nel blitz della squadra mobile che nel 2019 colpì il mandamento di Passo di Rigano dove si era registrato il ritorno al potere degli Inzerillo, scappati in America durante la guerra di mafia e via via rientrati in Sicilia.

“Sono sereno. Lo sono sempre stato. Dopo tutto quello che ho passato, adesso mi godrò la mia famiglia”, diceva Rosario Gambino, 80 anni, il narcotrafficante indagato da Giovanni Falcone il giorno che lo mandarono assolto a Palermo. Era il 2014. In città c’era tornato dopo 55 anni. Rosario Gambino, nipote di Joseph, il capo dei capi della mafia americana, oltreoceano aveva cercato fortuna e vi ha trovò le manette.

Mentre la mafia ammazzava prima Falcone e poi Paolo Borsellino, Gambino stava scontando i 25 anni di carcere che gli erano stati inflitti in America. Nel dicembre del 2010 era stato condannato a vent’anni pure in Italia. Condanna annullata con rinvio dalla Cassazione. Da qui la necessità di celebrare un nuovo dibattimento di secondo grado che si concluse con l’assoluzione. 

Saro l’americano, sulla base della fotografia scattata dai poliziotti, si era stabilito nel rione Borgo Nuovo. Si era fatto notare, così ha sostenuto l’accusa, per i suoi metodi violenti. I litigi erano all’ordine del giorno.

Solo un altro vecchio, Gaetano Sansone, aveva l’autorità per tenerne a bada la sua esuberanza. Classe 1941, Tanino Sansone, più vecchio di nove anni del fratello Giuseppe, è un altro nome storico nella mafia palermitana. Pure lui è un irredimibile. Già condannato per mafia e legato a Totò Riina, di lui i nuovi pentiti hanno detto che “è come la Svizzera”.

Filippo Bisconti ha spiegato il senso dell’affermazione: “… praticamente se ne fregavano (c’è di mezzo anche il fratello Giuseppe, ndr) di fare riferimento a qualcuno, che loro praticamente non intendevano incontrare nessuno, quando avevano bisogno di qualche cosa se la risolvevano loro stessi, non andavano a cercare nessuno. Per Svizzera s’intendeva che non volessero fare riferimento a chicchessia, proprio questo specifico argomento era il senso di questa Svizzera, tra virgolette”. E con questa autorità da grandi vecchi avrebbero gestito la famiglia dell’Uditore.

Fra gli assolti c’è Thomas Gambino, difeso dagli avvocati Anthony De Lisi e Angela Ajello. Dagli Stati Uniti Gambino, il figlio di Joseph – uomo d’onore della Cosa Nostra americana – nel 2018 era venuto a Palermo. “Per discutere di affari e investimenti”, aveva sostenuto l’accusa. Che però non ha retto al vaglio del Tribunale.


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