Palermo, Cuffaro "ha cambiato vita", ma c'è la "Spazzacorrotti"

Cuffaro “ha cambiato vita”, ma la “Spazzacorrotti” è una scure

L'ex governatore è riabilitato, ma non può candidarsi. Almeno per ora.
IL PROVVEDIMENTO
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PALERMO – Totò Cuffaro ottiene la riabilitazione, ma non viene meno la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici. Interdizione che gli preclude, non solo di coprire incarichi istituzionali e di politica attiva, dunque di candidarsi nei prossimi sette anni, ma anche di esercitate la professione di medico.

Lo ha deciso il Tribunale di sorveglianza di Palermo lo scorso 13 settembre, ma Livesicilia lo ha appreso oggi nel corso di un’intervista rilasciati dal commissario della Dc Nuova.

Il provvedimento del collegio presieduto da Luisa Leone è composto di sei pagine. Per Cuffaro è un importante riconoscimento, ma il legale dell’ex governatore siciliano, l’avvocato Marcello Montalbano, assieme al collega Claudio Livecchi, farà certamente ricorso per ottenere una riabilitazione totale.

La “Spazzacorrotti” e la difesa

La difesa ritiene, infatti, che anche la pena dell’interdizione perpetua dei pubblici uffici debba venire meno. Nel caso di Cuffaro è stata applicata la legge “Spazzacorrotti” del 2019.

Una errata interpretazione, secondo l’avvocato Montalbano, poiché al momento in cui erano maturati i tempi per la riabilitazione di Cuffaro la legge non era ancora entrata in vigore. Dunque la sua applicazione sarebbe retroattiva.

Secondo il tribunale, invece, la “Spazzacorrotti” va ugualmente applicata perché a fare fede sarebbe il momento della emanazione del provvedimento di riabilitazione. E cioè il 13 settembre scorso.

Una riabilitazione comunque piena quella che viene riconosciuta a Cuffaro. L’ex preside della Regione, che ha espiato la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa Nostra al termine processo sulle “talpe in Procura”, ha pagato tutte le spese processuali e per il mantenimento in carcere. Così come ha sborsato i 150 mila euro per il danno di immagine subito dalla Regione e sancito dalla Corte dei Conti.

“Corretto modello di vita”

In carcere ha tenuto “una condotta regolare e partecipativa”. Nessun illecito o comportamento irregolare è emerso nella sua condotta successiva alla scarcerazione. Al contrario il Tribunale segnala “una pluralità di elementi sintomatici del recupero del soggetto ad un corretto modello di vita”.

In una delle sue prime uscite pubbliche, nel 2015, l’ex presidente disse “la mafia è una cosa che fa schifo”. Si è dedicato a “una importante e continuativa attività di volontariato in attività in difesa dei diritti dei detenuti”. Ha costituito una onlus che raccoglie fondi in favore della popolazione del Burundi, versando finora oltre 40 mila per finanziare progetti in Africa.

Beneficenza a Brancaccio

Il collegio cita nel nuovo percorso di vita di Cuffaro la scrittura di tre romanzi, i cui ricavi andranno in beneficenza, e l’impegno politico nella Dc. Ed ancora la donazione di 5 mila euro in favore del “Centro padre Nostro”, fondato don Pino Puglisi, che opera nel territorio di Brancaccio, il cui boss, Giuseppe Guttaduro, fu il destinatario finale della fuga di notizie per cui Cuffaro fu condannato.

Cuffaro ha dato piena prova di avere cambiato vita, ma la “spazzacorrotti” fino al 2029 è uno scoglio insuperabile per potersi candidare. Salvo ricorso.


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