PALERMO – C’è un testimone dell’omicidio del boss Giuseppe Di Giacomo. Meglio dire “c’era” visto che il suo racconto è rimasto confinato in una relazione di servizio. Nel marasma di quel giorno non furono prese le sue generalità.
La circostanza è emersa al processo che vede imputato Onofrio Lipari. Due agenti del commissariato Borgo Nuovo, il 12 marzo 2014, intervennero in via Eugenio l’Emiro, alla Zisa. Furono tra i primi ad arrivare. L’omicidio del boss di Porta Nuova era stato commesso da poco. Il cadavere era riverso per terra, poco distante dalla Smart da cui era sceso nel tentativo di scappare dai killer che lo avevano raggiunto in scooter.
“Circa 30 anni, altra 1,65, capelli biondi”
I poliziotti annotarono che si era avvicinata “una donna di circa 30 anni, alta 1,65… capelli biondi”. Ne descrivevano anche la corporatura e il colore dei capelli. Aveva descritto il killer. “Un uomo di circa 35 anni (è l’età attuale dell’imputato che allora era ne aveva 24), vestito di scuro e indossante un casco anch’esso scuro, che dopo avere esploso alcuni colpi di pistola in direzione della vittima, si dava a precipitosa fuga in direzione di via Michele Scoto a bordo di un motocliclo Sh di colore blu, avente targa parziale 27′”.
La donna lo aveva visto mentre si trovava accanto a un’edicola, sul marciapiede opposto a quello dove cera il corpo del boss ad una distanza inferiore a dieci metri. Era tardo pomeriggio, in una strada trafficata e piena di gente che faceva la spesa. A poco a poco iniziarono ad arrivare in parenti della vittima.
Caos dopo l’omicidio del boss Di Giacomo
“Molti dei familiari andavano in escandescenza e cominciavano ad inveire verso gli operatori – annotarono gli agenti – e tutta la nostra attenzione veniva rivolta a contenere le persone”. Nel caos – c’erano un centinaio di persone – “si perdeva di vista la testimone che forse impaurita dalla reazione dei familiari si allontanava facendo perdere le proprie tracce”.
Il racconto del figlio della vittima
Di un killer che indossava il casco ha parlato anche il figlio della vittima, Daniele Di Giacomo, allora aveva 8 anni. La sua versione, però, non ha convinto. Di recente lo hanno sentito in aula. In maniera tranciante ha escluso che Lipari sia l’assassino del padre. La Procura ha depositato le intercettazioni delle mogli di due boss dalle quali emergerebbe che il ragazzino potrebbe avere omesso dei particolari – ad esempio gli occhi azzurri del killer – riconducibili all’imputato.
“Perché non l’avete fermata?”
I due poliziotti convocati in aula hanno confermato la loro relazione di servizio. “Bastava farla entrare un attimo in macchina, fermarla un attimo”, ha chiesto il presidente della Corte di assise Vincenzo Terranova riferendosi alla donna.
“Ancora prima di identificarla siamo stati costretti a focalizzarci su quello che stava succedendo intorno al cadavere – ha spiegato uno degli agenti – perché le persone si avvicinavano, lo toccavano, qualcun ha provato pure a girarlo”.
La donna potrebbe farsi di nuovo avanti, sempre che la paura sia passata e voglia comportarsi in maniera diversa rispetto ad altri testimoni (non oculari del delitto) che in aula ha fatto dichiarazioni imbarazzanti. Potrebbe parlare del killer e della sua fuga.