Palermo, mafia e droga: il mistero della pista turca ancora attuale

Mafia e droga, il mistero della pista turca: è ancora attuale

I grandi vecchi non rispondono al giudice

PALERMO – Michele Micalizzi e Salvatore Marsalone non rispondono al giudice per le indagini preliminari. Nel corso dell’interrogatorio di garanzia, accompagnati dagli avvocati Rosanna Vella, Mario Bellavista e Fausta Catalano, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere.

Sono gli uomini chiave del blitz del carabinieri del Nucleo investigativo. Entrambi volti noti alle forze dell’ordine. I loro nomi riportano al passato di Cosa Nostra. Un passato dove i soldi, più di oggi, si facevano con la droga.

Due anni e mezzo fa i carabinieri hanno registrato una conversazione fra Micalizzi (ai domiciliari perché unltrasettantenne) e Marsalone. Discutevano di un traffico internazionale di sostanze stupefacenti fra Italia, Turchia e Iran. Ed ecco venire fuori il nome di Michele Mondino e di un altro pregiudicato, il toscano Simone Baglioni.

Secondo la Direzione distrettuale antimafia, che ha coordinato il blitz della settimana scorsa con 15 arresti, c’era “la concreta acquisizione, da parte di quest’ultimo (Baglioni, ndr), di una somma di denaro ammontante almeno a 14.000 euro consegnati dai sodali al fine di proseguire con le trattative per l’importazione della sostanza”.

Torna ad essere attuale la pista turca battuta nel 2015. In quell’anno la Direzione centrale per i servizi antidroga del ministero dell’Interno su input della Dea di Roma ha segnalato la presenza di alcuni palermitani in un grosso traffico di droga. Al fascicolo lavoravano i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria della guardia di finanza. Un affare enorme visto che si trattava del trasporto di 18 tonnellate di morfina base presso un laboratorio al confine fra Turchia e Iran.

Era emerso che un componente della famiglia Mondino potesse essere fra i destinatari dell’eroina successivamente prodotta. Una famiglia legata al mandamento di Santa Maria di Gesù quando era guidato da Stefano Bontate, il “principe di Villagrazia”. Michele Mondino era il proprietario di un casolare in via Villagrazia dove, a metà degli anni Ottanta, la mafia aveva impiantato un laboratorio per l’eroina.

Mondino, Micalizzi, Marsalone: cognomi che provengono dal passato, ma con un ruolo nel presente. La pista turca è tornata ad essere attuale.


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