PALERMO – Ventisette condanne e due assoluzioni al processo di appello sul cartello della droga che univa tre mandamenti mafiosi: Porta Nuova, Tommaso Natale e Brancaccio. La sentenza è della prima sezione della Corte presieduta da Angelo Pellino. Droga comprata in Calabria e Campania, ma anche estorsione.
Il blitz dei poliziotti della squadra mobile e dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale scattò nel novembre 2021.
Gli imputati e le pene
Questo l’elenco completo degli imputati e le pene: Maurizio Di Fede (16 anni, 4 mesi e 20 giorni), Pietro Paolo Garofalo 15 anni, 2 mesi e 20 giorni, Salvatore Lotà 11 anni e 2 mesi, Tommaso Nicolicchia 15 anni e 20 giorni, Tommaso Militello 14 anni, Antonino Lo Nigro 10 anni, 10 mesi e 20 giorni, Antonino Chiappara 12 anni, Rosario Montalbano 6 anni e 10 mesi, Giuseppe Parisi 7 anni, 10 mesi e 20 giorni, Pietro Parisi 7 anni, 2 mesi e 20 giorni, Claudio Onofrio Palma 8 anni e 10 mesi.
Ed ancora: Vincenzo Petrocciani 9 anni ( è il nuovo collaboratore di giustizia, gli sono state riconosciute le attenuanti generiche come equivalenti alle aggravanti), Francesco Greco 9 anni e 8 mesi, Antonino Lauricella 10 anni e 4 mesi, Giuseppe Ciresi 7 anni e 10 mesi, Paolino Cavallaro 9 anni e 8 mesi, Giuseppe Orilia 8 anni e 4 mesi, Andrea Seidita 8 anni, Ignazio Lo Monaco 6 anni 6 mesi, Antonino Mulè 10 anni e 6 mesi (in continuazione con una precedente condanna), Settimo Centineo 8 anni (in continuazione), Luciano Uzzo 5 anni e 4 mesi, Gioacchino Di Maggio 5 anni e 8 mesi, Gaetano Terrana 3 anni e 6 mesi, Girolamo Celesia 3 ann), Francesco Catalano 2 anni e 4 mesi.
Gli unici assolti sono Vittorio Bruno (difesa dagli avvocati Raffaele Bonsignore e Gerlando Orlando) e Maria Mirabella (difesa dall’avvocato Enrico Tignini).
La droga ai tempi del Covid
Nel 2020 ci furono mesi in cui, a causa della pandemia Covid, i rifornimenti di droga andavano a rilento e i prezzi erano alle stelle. “Siamo a mare, voialtri niente avete? Noi forse aspettiamo qualcosa per martedì”, diceva Palma parlando con un uomo non identificato. Quest’ultimo rispondeva: “Hanno la testa malata… sei e cinque sei e cinque”.
Maurizio Di Fede e Jimmy Celesia sono già stati condannati per mafia in un altro processo. Celesia, difeso dall’avvocato Enrico Tignini, in questo dibattimento era imputato per due intestazioni fittizie. Non ha retto l’aggravante di mafia e la pena è di tre anni a fronte di una richiesta di condanna a 10 anni.
Le offese a Falcone e Borsellino
Il pizzo lo pagano in tanti, ma la stragrande maggioranza nega. Il processo ha ricostruito una cinquantina di estorsioni. La tarfifa varia da poche decine di euro nel caso dello sfincionaro a 2.500 euro pagati dal titolare dell’azienda dei trasporti. Due rate a Pasqua e Natale.
Intercettarono Maurizio Di Fede, uomo forte nel rione Roccella: “Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino”, diceva il boss alla mamma di una bimba che voleva partecipare alle manifestazioni organizzate dalla scuola in memoria dei giudici assassinati dalla mafia. ASCOLTA L’AUDIO.
La Corte ha riconosciuto il risarcimento danni alle parti civili tra cui: Comune di Palermo (rappresentato dall’avvocato Ettore Barcellona), Centro Pio La Torre e Fondazione Falcone (assistiti dall’avvocato Francesco Cutraro), il Fai, Confcommercio (avvocato Fabio Lanfranca), Solidaria, Sos Impresa (avvocati Fausto Amato e Maria Luisa Martorana.

