Cronaca

Mafia e droga, il pentito: “Sequestrati in una stalla per la cocaina”

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13 Ottobre 2024, 06:30

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PALERMO – Collabora da tempo con la giustizia, ma la notizia è stata tenuta segreta. Il blitz di oggi ha svelato il pentimento di Alessandro La Dolcetta.

Il suo racconto fa emergere, ancora una volta, che la principale fonte di guadagno per Cosa Nostra sono i traffici di droga. La Dolcetta spacciava in autonomia. Ha indicato in Enrico Quattrocchi il suo fornitore. Ad un certo punto, però, si accorsero che La Dolcetta non era stato autorizzato e fu richiamato all’ordine dai boss di Porta Nuova. Non si piegò al richiamo e passarono alla maniere forti.

“Sequestrati in una stalla”

Ecco come il collaboratore racconta l’episodio al procuratore aggiunto Marzia Sabella e al sostituto Gaspare Spedale: “Ricevo un messaggio dal ragazzo che lavorava per me dicendomi che praticamente si trovava dentro una stalla, in via Eugenio L’Emiro, era sequestrato, quindi chiamo mio padre e gli faccio una videochiamata, gli spiego questa cosa… ricevo una videochiamata da parte di Gaspare (Gaspare Aruta ndr) e di mio padre e mi dicono che c’erano stati gravi problemi, c’era stata una piccola sparatoria, e che gli era stato consegnato 1kg di cocaina… ed erano tutti scioccati”.

“Un colpi di pistola”

Nella stalla, aggiunge il collaboratore di giustizia, c’erano Giuseppe Campisi, Francesco Zapulla (entrambi arrestati nel blitz della Direzione distrettuale antimafia), Filippo Maniscalco (solo indagato) e un’altra persona: “Maniscalco si è alzato la maglietta facendo vedere che era armato e successivamente Valentino Choconobel, che era seduto in una sedia e aveva una borsetta a tracolla e dentro la borsetta aveva questa pistola, ha spostato la borsetta, si è alzato gli ha puntato la pistola a mio padre dicendogli che con loro non si scherzava, ha spostato la pistola puntandola contro il muro e ha sparato un colpo”.

“Un altro chilo di cocaina”

La Dolcetta provò a correre ai ripari rivolgendosi a due personaggi legati alla mafia di Resuttana che gli investigatori individuano in Mario Napoli e Carlo Giannusa. Le cose non cambiarono.

Porta Nuova avrebbe imposto l’acquisto di un ulteriore chilo di cocaina con un prezzo maggiorato: 48 mila euro al chilo. In più La Dolcetta avrebbe dovuto versare una tassa di mille euro al mese al mandamento della Noce.

Un altro chilo di cocaina ad un prezzo così elevato: impossibile piazzare la droga. La Dolcetta cercò di fare valere le sue ragioni: andò a parlarne con Maniscalco “in un fruttivendolo dove lavora… ci spostiamo al vicolo Zisa e parlo direttamente con lui e c’era anche Giuseppe Campisi, e lui stesso mi dice ‘so che tu hai fatto immischiare due persone che sono due amici’ e in questo momento stanno parlando con chi è sopra di me’ indicando Gaspare Rizzuto e Giuseppe Auteri”.

Poco dopo La Dolcetta finì in carcere. Le richieste di denaro e le minacce sarebbero proseguite. A quel punto, nei primi mesi 2023, la decisione di collaborare con la giustizia.

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13 Ottobre 2024, 06:30

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