Palermo, saga mafiosa a Porta Nuova: Lo Presti e la veglia funebre

Saga mafiosa a Porta Nuova: i Lo Presti e la veglia funebre

Litigi e maldicente. Anche un evento tragico divenne occasione di confronto

PALERMO – È una saga mafiosa quella della famiglia Lo Presti di Porta Nuova. Una saga di potere e sangue, litigi e maldicenze. Gli ultimi due membri a finire in carcere sono stati Calogero e Tommaso, il primo soprannominato zio Pietro e il secondo il lungo.

La Direzione distrettuale antimafia di Palermo e i carabinieri del comando provinciale hanno ricostruito le recenti dinamiche seguendo gli indagati passo dopo passo. Ogni circostanza, anche la più tragica, è stata un’occasione per parlare degli affari di famiglia.

Il 7 gennaio dell’anno scorso lo zio Pietro ha finito di scontare la sua pena. Sette giorni dopo la veglia funebre della nipote Anna Lo Presti (colpita da una grave malattia), sposata con il boss detenuto Salvatore Pispicia, alter ego del capomafia Gregorio Di Giovanni, divenne momento di incontro e confronto. Discussero alla presenza di Giuseppe Di Giovanni, fratello di Gregorio, in carcere con l’accusa di avere preso in mano lo scettro del potere, e Giuseppe Incontrera, boss in ascesa crivellato di colpi a fine giugno alla Zisa.

C’era una frattura fra due rami della famiglia. Da una parte i Lo Presti-Pispicia e dall’altro il gruppo che fa capo al detenuto Tommaso Lo Presti, detto il gabibbo per distinguerlo dal cugino, il lungo. Si tratta del fratello della donna la cui salma veniva vegliata in quelle ore, nonché figlio di Francesca Paola Dainotti, vedova del boss Salvatore Lo Presti e sorella di Giuseppe Dainotti, assassinato nel 2017 in via d’Ossuna.

Salvatore Lo Presti, che a Porta Nuova tutti chiamavano Totuccio, cadde nel 1997 sotto i colpi dei Vitale fardazza di Partinico. Volevano emulare i corleonesi e provarono a conquistare la città partendo dalla vecchia Palermo. Totuccio Lo Presti fu rapito e ucciso. Era il fratello di Calogero Lo Presti, lo zio Pietro.

Il figlio di quest’ultimo, Giovanni, all’inizio degli anni duemila è finito in carcere per avere ammazzato Salvatore Altieri. Era intervenuto per sedare una lite e quando fu preso a pugni si fece giustizia da solo. Lo Presti si consegnò e confessò il delitto, scagionando il figlio della vittima che si era accollato un omicidio che non aveva commesso perché poteva accusare uno potente che di cognome faceva Lo Presti.

Il figlio di Giovanni, che porta il nome del nonno, Calogero Pietro, sta scontando 20 anni per l’omicidio di Andrea Cusimano, fruttivendolo freddato nel 2007 fra le bancarelle del Capo.

Lo zio Pietro in carcere c’era finito nel 2011. Da una stalla dettava gli ordini al clan. Tre anni prima in carcere si era ammazzato suo fratello, Tanino. Si impiccò al Pagliarelli. Un gesto, il suo, forse da collegare alle intercettazioni che lo riguardavano. Ad altri boss aveva detto di potere contare sull’appoggio di Giuseppe Salvatore Riina – figlio di Totò – per la rifondazione di Cosa Nostra stoppata nel 2008 dal blitz dei carabinieri denominato Perseo.

Prima del gesto disperato Tanino diede l’ordine dal carcere. Il potere passava al nipote Tommaso Lo Presti, il gabibbo. Dell’investitura s diceva soddisfatta Teresa Marino, la moglie di Lo Presti che fino al giorno in cui l’arrestarono, nel 2015, passava gli ordini del marito carcerato. I Lo Presti sono imparentati anche con i Di Giovanni.

Gli ultimi litigi familiari erano scoppiati per colpa dell’ex fidanzato di una figlia del gabibbo. Si era permesso di fare delle critiche postando delle foto di famiglia. Mogli, figli e figlie avevano iniziato “a sparlettare”. Qualcuno “metteva zizzanie”.

Tutti concordavano che Calogero Lo Presti avrebbe dovuto “darsi una calmata”, “focoso e folle” com’era. Voleva comandare e dettare legge. Altri nel frattempo, però, avevano preso il suo posto. In particolare Giuseppe Di Giovanni che lo avrebbe poi ceduto a Tommaso Lo Presti, il lungo. Alla fine Calogero Lo Presti ha deciso di stare un passo indietro.

Ed è sempre una foto di troppo su Facebook ad avere acuito la tensione. Una figlia di Tommaso Lo Presti, il gabibbo, aveva postato le immagini della sua festa di compleanno, organizzata a pochi giorni dalla morte della zia Anna Lo Presti. In molti la considerarono una mancanza di rispetto nel contesto di una famiglia, al cui nome è legata la storia della recente mafia del mandamento di Porta Nuova.


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