14 Aprile 2022, 07:01
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PALERMO – I pezzi pregiati del patrimonio sono quattro complessi industriali a Carini che ospitano centri commerciali e di distribuzione merci. E poi c’è la villa che Giuseppe Ferdico comprò nel 2005 per 800 mila euro. Altri 340 mila li spese per la ristrutturazione dell’immobile che guarda il mare di Sferracavallo.
Vale 100 milioni di euro il patrimonio che un tempo fu del “re dei detersivi” e che ora passa per sempre al patrimonio dello Stato. La Cassazione ha reso definitiva la confisca decisa dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo.
A spingere la scalata imprenditoriale di Giuseppe Ferdico sono state le famiglie mafiose di Acquasanta e San Lorenzo. La vicenda patrimoniale si chiude a sfavore dell’imprenditore, quella penale è ancora in corso.
Nell’ottobre di due anni fa i supremi giudici hanno stabilito che il processo penale è da rifare. La sesta sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna 9 anni e 4 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado Ferdico era stato assolto. Adesso si sta celebrando il nuovo giudizio di appello.
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Dentro le imprese sono i finiti i soldi dei boss Stefano e Angelo Fontana che le usarono per ripulire 400 milioni di lire. Fu l’iniezione di liquidità che diede la spinta a Ferdico che riuscì negli anni successivi ad aprire una sfilza di punti vendita di detersivi, prodotti per la casa e cosmetici.
Il nome dell’imprenditore compariva pure in alcuni pizzini sequestrati a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo. Si faceva riferimento ad assunzioni e pagamenti. Ferdico si è sempre definito una vittima, costretto a pagare il pizzo, anche sotto forma di posti di lavoro, per evitare guai.
Poi saltarono fuori i rapporti con Angelo Galatolo. Nel corso di una perquisizione in casa del mafioso dell’Acquasanta, nel 2010, furono trovati dei documenti.
Appunti in cui veniva descritto il giro d’affari di Ferdico nel 2009 e una quindicina di fatture per 200 milioni che l’imprenditore aveva pagato nel 2003 e 2004 alla Shoppers & Paper. Era la ditta di Galatolo che vendeva sacchetti di plastica e carta da imballaggio.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia hanno aggiunto ulteriori tasselli. Francesco Onorato e Marco Favaloro, in particolare, ricostruirono i rapporti fra Ferdico e i boss Galatolo e Madonia di Resuttana che iniziarono “con la trasformazione industriale delle liscivia da cui ricavava il detersivo che poi veniva metteva in commercio utilizzando falsi noti marchi”.
Vanno in confisca 16 appartamenti, due ville di lusso a Sferracavallo e Tommaso Natale, quattro complessi industriali e commerciali, 13 terreni, 6 società. Diventa definitiva la decisione del 2012 quando le misure di prevenzione erano ancora presiedute da Silvana Saguto, poi travolta dalle inchieste e dagli scandali.
“Viene definitivamente acquisito al patrimonio dello Stato e quindi restituito alla collettività – spiega il colonnello Gianluca Angelini, comandante del Nucleo di polizia economico-finanziaria – tutto un vasto patrimonio immobiliare riconducibili a società che hanno rappresentato nel tempo l’interfaccia economica di Cosa Nostra, un vero e proprio schermo per investire i soldi delle famiglie mafiose”.
“I mafiosi temono sequestri e confische più degli arresti – aggiunge – bisogna contrastare sistematicamente gli interessi imprenditoriali della criminalità organizzata, colpendo i soggetti appartenenti alla ‘zona grigia’, imprenditori collusi che con la loro contiguità agli ambienti criminali, basata sulla condivisione delle regole e della cultura mafiosa, alimentano un terreno fertile all’espansione delle consorterie a vantaggio delle quali vengono piegate le dinamiche del circuito economico”.
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