Palermo, friggitoria, enoteca, case: i mafiosi hanno investito

Friggitoria, enoteca, case: i mafiosi hanno investito

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PALERMO – I soldi della mafia investiti nell’apertura di nuove attività commerciali. Alcune sono già finite sotto sequestro. I boss, però, non si danno per vinti.

Tra questi c’è Luigi Salerno, anziano mafioso della famiglia di Palermo centro. In passato gli hanno confiscato una focacceria in via Maqueda e due tabaccherie, allo Zen e in via Gaetano Daita (si chiamava “Tabacco e caffè”).

Ora si scopre che ci sarebbero i suoi soldi dietro l’apertura di una friggitoria. Ne parlava con Domenico Lo Iacono, considerato un uomo d’onore di Porta Nuova e pure lui impegnato nel settore della ristorazione tanto da essere soprannominato “panella”.

“La friggitoria la sto aprendo”

“Ti stai aprendo qualche cosa qua”, chiedeva nel settembre 2020 Lo Iacono. Risposta di Salerno: “Io ho tutte cose… la friggitoria la sto aprendo… sto cercando di fare tutte cose belle sistemate”. Mentre parlavano erano in pieno centro storico.

Poi Salerno faceva riferimento ad un’altra attività già avviata. “Abbiamo lavorato”, diceva felice per come erano andati gli affari negli ultimi mesi.

Anche Lo Iacono aveva un piccola “putia” e si rammaricava di non essere riuscito a comprare per 20 mila euro un negozio in via Maqueda quando i prezzi erano ancora abbordabili. Ora invece in centro storico le cifre sono schizzate.

Disprezzo per il no al pizzo dello chef Giunta

Ed è nel contesto di questa discussione che Salerno usava parole dure contro chi invece era riuscito a trovare gli spazi necessari per la sua impresa. Ce l’aveva con Natale Giunta che ha aperto due locali dove si cucina cibo da strada in via Roma e via Maqueda.

“Il pentito”, “il cornuto”: così lo appellavano con disprezzo per via della scelta di Giunta, qualche anno fa, di non cedere al pizzo e di fare arrestare e condannare i suoi estorsori. Giunta, che è anche titolare di un noto ristorante al castello a mare, ha deciso di avviare a carini “Lab”, una “fabbrica del sapore”.

Una “bella enoteca”

Lo Iacono si sarebbe dato un gran da fare. E ora sono in corso gli accertamenti per “la bella enoteca” che ha aperto e per l’impresa che voleva avviare. Gli serviva una testa di legno, qualcuno “pulito” pronto a intestarsi la ditta e a cui “dare 200 euro a settimana”.

L’atto delle case

Così come sempre Lo Iacono parlava di alcuni immobili: “Dobbiamo fare l’atto delle case… il padrone sono io”, riferendosi a qualcuno che gli avrebbe fatto da prestanome. Poco prima che lo arrestassero nel blitz che ha colpito il mandamento mafioso di Porta Nuova, Lo Iacono pensava a come rientrare formalmente in possesso degli immobili.


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