Palermo, mafia: latitante affacciato al balcone, arrestato

Palermo, mafia: latitante affacciato al balcone, arrestato

I carabinieri lo hanno scovato a San Nicola l'Arena

PALERMO – La fuga è durata poco meno di due settimane. I carabinieri lunedì scorso hanno arrestato Nicolò Di Michele, sfuggito alla cattura nel blitz a Porta Nuova del 6 luglio scorso. Lo hanno scovato in una casa a San Nicola l’Arena, frazione marinara della provincia di Palermo.

Il trentaduenne era solo e non armato. Non ha opposto alcuna resistenza ai carabinieri del Nucleo investigativo che gli sono piombati in casa. Un appartamento di nuova costruzione, al pianterreno con giardinetto di una palazzina di tre piani.

Gli investigatori seguivano alcuni uomini vicini a Di Michele e sono arrivati a San Nicola l’Arena. C’erano movimenti strani attorno alla casa. Finalmente Di Michele si è affacciato al balconcino ed è stato riconosciuto. In casa c’era l’essenziale per vivere. Della spesa e dei vestiti si occupava qualcun altro su cui sono in corso degli accertamenti. Così come sui proprietari dell’immobile.

Di Michele si era reso irreperibile dal 6 luglio quando andarono ad arrestarlo nel blitz che ha svelato il peso mafioso di Giuseppe Incontrera, boss in ascesa assassinato alla Zisa. Di Di Michele si era già parlato in passato nel corso di indagini al Borgo Vecchio.

È un volto noto anche per la parentela acquisita con Tommaso Lo Presti, boss di Porta Nuova soprannominato il pacchione per distinguerlo dal lungo, arrestato nei gironi scorsi. Ha sposato la figlia.

Di recente il neo collaboratore di giustizia Alessandro Puccio ha messo a verbale che “io mi sono occupato di spaccio anche per diversi mandamenti. Ho venduto fumo e cocaina e qualche volta anche eroina. Per come mi è stato spiegato sin da giovane, quando arriva il carico a Palermo un mandamento paga e la da ai suoi referenti. Per la cocaina c’è Roberto Verdone, parlo dell’attualità. L’hashish va a Nicola Di Michele. L’eroina va a Giorgio Stassi. Che va a loro me lo ha detto Giuseppe Di Giovanni di persona”.

Ci fu un momento di tensione con un altro Lo Presti, Calogero, di cui Di Michele è nipote acquisito. Puccio ha ricostruito il clima di quei giorni: “… io apprendo tramite Nicola Di Michele, Incontrera Giuseppe e Salvatore Di Giovanni che Calogero Lo Presti voleva di nuovo la reggenza di Porta Nuova ma Tommaso Lo Presti, il lungo, si è opposto ed ha preso lui la reggenza.

Uomo della droga, dunque. Ecco cosa sarebbe divenuto Di Michele a Porta Nuova, alle cui direttive rispondeva un drappello di uomini. Si sarebbe occupato di grosse forniture, anche per altri mandamenti mafiosi, e della gestione delle piazze di spaccio.

Ha provato a scappare. I carabinieri hanno interrotto sul nascere una latitanza difficile, se non impossibile, da reggere. C’è ancora un uomo in fuga, Giuseppe Auteri.


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