16 Gennaio 2024, 15:11
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PALERMO – Trenta condanne e due assoluzioni. La macchina del pizzo e della droga era in perenne movimento. Si chiude davanti al giudice per l’udienza preliminare Maria Cristina Sala il processo celebrato nell’aula bunker dell’Ucciardone di Palermo.
Secondo il procuratore aggiunto Marzia Sabella e i sostituti Bruno Brucoli, Federica La Chioma e Francesca Mazzocco, era nato un cartello della droga per garantire gli affari di tre mandamenti mafiosi: Porta Nuova, Tommaso Natale e Brancaccio. Fiumi di droga comprati in Calabria e Campania per riempire le piazze di Palermo, dove i consumi di stupefacenti sono schizzati.
Il blitz dei poliziotti della squadra mobile e dei carabinieri del Nucleo investigativo del Comando provinciale scattò nel novembre 2021. Le pene sono pesanti. Quella più alta è stata inflitta a Maurizio Di Fede, uomo forte nel rione Roccella. “Noi non ci immischiamo con Falcone e Borsellino”, diceva Di Fede alla mamma di una bimba che voleva partecipare alle manifestazioni organizzate dalla scuola in memoria dei giudici assassinati dalla mafia. ASCOLTA L’AUDIO.
Questo l’elenco completo: Maurizio Di Fede (17 anni e 4 mesi), Tommaso Nicolicchia e Pietro Paolo Garofalo (16 anni ciascuno), Salvatore Lotà e Tommaso Militello (14 anni ciascuno), Antonino Lo Nigro (13 anni), Antonino Chiappara (12 anni e 4 mesi), Rosario Montalbano (12 anni e 2 mesi), Giuseppe Parisi (12 anni), Claudio Onofrio Palma (11 anni e 4 mesi).
Ed ancora: Vincenzo Petrocciani e Pietro Parisi (11 anni ciascuno), Francesco Greco e Antonino Lauricella (10 anni e 4 mesi ciascuno), Giuseppe Ciresi (10 anni), Paolino Cavallaro (9 anni e 8 mesi), Michele Mondino (8 anni e 10 mesi), Giuseppe Aurilia e Ludovico Castelli (8 anni e 4 mesi ciascuno), Andrea Seidita (8 anni), Ignazio Lo Monaco (7 anni 8 mesi), Antonino Mulè (7 anni), Vittorio Emanuele Bruno (6 anni e 4 mesi), Settimo Centineo (6 anni), Gioacchino Di Maggio e Luciano Uzzo (5 anni e 8 mesi a testa), Gaetano Terrana (4 anni e 8 mesi), Girolamo Celesia, (3 anni), Francesco Catalano (2 anni e 4 mesi), Maria Mirabella (un anni e 4 mesi).
Gli unici assolti sono Antonietta De Simone (difesa dall’avvocato Claudio Gallina Montana) e Vincenzo Di Fede.
ll virus spia iniettato nel cellulare di Onofrio Claudio Palma avrebbe svelato il suo ruolo e quello di Maurizio Di Fede. Nel 2020 ci furono mesi in cui, per colpa della pandemia Covid, i rifornimenti di droga andavano a rilento e i prezzi erano alle stelle. “Siamo a mare, voialtri niente avete? Noi forse aspettiamo qualcosa per martedì”, diceva Palma parlando con un uomo non identificato. Quest’ultimo rispondeva: “Hanno la testa malata… sei e cinque sei e cinque”.
Maurizio Di Fede e Jimmy Celesia sono già stati condannati per mafia in un altro processo. Celesia, difeso dall’avvocato Enrico Tignini, in questo dibattimento era imputato per due intestazioni fittizie. Non ha retto l’aggravante di mafia e la pena è di tre anni a fronte di una richiesta di condanna a 10 anni.
In certi quartieri di Palermo la vera livella è il pizzo imposto dai mafiosi. Lo pagano quasi tutti, ma la stragrande maggioranza nega. Il processo ha ricostruito una cinquantina di estorsioni. La tarfifa varia da poche decine di euro nel caso dello sfincionaro a 2.500 euro pagati dal titolare dell’azienda dei trasporti. Due rate a Pasqua e Natale.
Il giudice ha riconosciuto il risarcimento danni alle parti civili: Comune di Palermo (rappresentato dall’avvocato Ettore Barcellona), Centro Pio La Torre e Fondazione Falcone (assistiti dall’avvocato Francesco Cutraro), il Fai, Confcommercio (avvocato Fabio Lanfranca), Solidaria, Sos Impresa (avvocati Fausto Amato e Maria Luisa Martorana.
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16 Gennaio 2024, 15:11