03 Aprile 2024, 19:28
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PALERMO – “Marcello Tutino era in attesa di prendere il posto di Celesia perché noi già queste cose le sappiamo che duriamo tra i tre e i quattro, cinque anni ma poi prima o poi ti vengono a prendere”. Nel racconto del neo pentito di Brancaccio, Rosario Montalbano, c’è l’amara presa di coscienza di un destino a cui non si sfugge. I boss si passano il bastone del comando, ma sanno che è una parentesi a termine. Girolamo Jimmy Celesia e Marcello Tutino sono entrambi in carcere, proprio come Montalbano.
Stessa sorte, per ultimo, è toccata a Giuseppe Arduino che in carcere c’è tornato dopo avere finito di scontare una lunga condanna. Pochi anni di libertà in cui mostrare i muscoli, anche nelle storie di rimasugli mafiosi. Come quando “mio nipote litigò con questo Palazzotto, venne Giuseppe Arduino ci siamo chiusi nel mio negozio per discutere questa cosa”. E cioè “la lite che c’era stata, il problema era che si doveva spostare la macchina perché loro dovevano arrostire là sotto terra”.
Le dichiarazioni sono entrate nel processo d’appello alla cosca di Brancaccio, ma ci sono altri temi da approfondire. C’è il filone che riguarda il boss Giuseppe Guttadauro e il figlio Mario. “Ora vado a parlare direttamente con quello di là sopra”, diceva qualcuno. Nel frattempo, aggiunge Montalbano, “suo padre (Giuseppe Guttadauro ndr) scendeva da Roma e andava a Bagheria, stava un po’ di giorni poi se ne andava”.
Nel maggio scorso cinque anni di carcere sono stati inflitti a Giuseppe Guttadauro, in continuazione con la precedente condanna. Otto anni al figlio Mario Carlo. Le dichiarazioni di Montalbano aprono un nuovo filone investigativo.
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03 Aprile 2024, 19:28