11 Gennaio 2023, 06:25
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PALERMO – “Con tutte queste cose che stanno facendo… tutti questi lavori… tutte queste facciate… con questo bonus 110 per cento… a tutti arrestano”. Le microspie piazzate a Palermo svelano gli interessi e le paure degli uomini del racket. I boss non si sono lasciati sfuggire l’occasione degli incentivi varati dal governo per spingere il settore dell’edilizia. I tentati di estorsione sarebbero continui.
Arriva, dunque, un nuovo segnale preoccupante dal territorio. Nei mesi scorsi si era già registrata la presenza degli estorsori in alcuni cantieri. Dai quartieri periferici San Lorenzo e Uditore fino al centro storico. Gli emissari dei capi mafia si avvicinano agli operai. Chiedono di parlare con il responsabile. Senza troppi giri di parole intimano al titolare dell’impresa di mettersi a posto, pagando la tassa di Cosa Nostra. I toni sono minacciosi.
Capita che non arrivi la solita richiesta di pizzo. Per evitare sovraesposizioni pretendono di lavorare in sub appalto, oppure di iscriversi nell’elenco dei fornitori di materiali e manodopera.
In Sicilia il superbonus ha portato all’apertura di oltre 7 mila cantieri per un investimento che ha superato il miliardo di euro. Un’occasione troppo ghiotta per i clan che soffrono una profonda crisi di liquidità. La droga da sola non basta. Le spese per i detenuti e loro famiglie aumentano. Le impalcature spuntate come funghi dopo anni di fermo edilizio ha sviluppato gli appetiti.
E poi c’è il forte rischio che ci siano i mafiosi dietro il proliferare di imprese edili. Un settore su su cui il comitato Addio Pizzo ha acceso i riflettori. Si è passati da tremila a oltre 50 mila. Molte delle quali sorte dal nulla, senza uno straccio di operaio nel libro paga, sono scomparse qualche mese dopo la creazione. Scatole vuote o quasi, create solo per accaparrarsi una fetta della torta.
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11 Gennaio 2023, 06:25