Cronaca

Il boss di San Lorenzo, i “fanghi” e i “miserabili”: tutti condannati

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18 Dicembre 2024, 17:38

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PALERMO – La condanna per Giulio Caporrimo è stata confermata. Il boss di San Lorenzo di se stesso diceva “io sono Cosa Nostra” mentre agli altri affiliati riservava parole offensive.

“Fanghi” e “miserabili” li definiva nei suoi monologhi. Parlava da solo nel suo esilio di Firenze dove si era trasferito dopo avere finito di scontare una condanna. Aveva il divieto di dimora a Palermo.

Una volta rientrato in città avrebbe cercato di riprendersi il posto che aveva lasciato. Le cose erano cambiate. Caporrimo era contrario al progetto di riconvocare la cupola di Cosa Nostra palermitana che nel maggio 2018 si è riunita a Baida. Non riconosceva la figura di Francesco Palumeri, scelto da Calogero Lo Piccolo per comandare nel suo mandamento.

Blitz Bivio e Bivio2

Il nome di Caporrimo apre l’elenco degli imputati al processo di appello scaturito dalle operazioni dei carabinieri denominate “Bivio” e “Bivio2” che colpirono le famiglie di Tommaso Natale, San Lorenzo, Partanna Mondello e Zen.

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La Corte presieduta da Raffaele Malizia lo ha condannato a 14 anni, due in meno del primo grado, riconoscendogli la continuazione con una precedente condanna. In totale dovrà scontare 30 anni. Confermata l’assoluzione del figlio Francesco.

Gli imputati e le pene

Queste le altre pene: Francesco Adelfio 11 anni e 4 mesi (aveva avuto 14 anni e 8 mesi), Giuseppe Cusimano 13 anni (da 17 anni e 4 mesi), Sebastiano Giordano 7 anni e 4 mesi (da 9 anni e 4 mesi), Vincenzo Taormina 5 anni e 8 mesi (ne aveva avuti 12), Francesco L’Abbate 11 anni e 8 mesi (un anno in meno del primo grado), Vincenzo Billeci 6 anni e 4 mesi (erano stati 10 anni), Giuseppe Rizzuto 7 anni (da 8 anni e 8 mesi), Fabio Ventimiglia 4 anni, un mese e 10 giorni (da 6 anni), Michele Zito 9 anni e 4 mesi (da 10 anni e 8 mesi), Andrea Mancuso 11 anni, 2 mesi e 20 giorni (aveva avuto 13 anni).

Nessuno sconto, dunque pene confermate per Antonino Vitamia (18 anni e 4 mesi), Francesco Palumeri (18 anni), e Salvatore Fiorentino (8 anni e 8 mesi).

Le parti civili

Gli li investigatori avevano ricostruito una ventina di estorsioni, ma soltanto sei imprenditori si sono costituiti parte civile con l’assistenza degli avvocati Salvatore Caradonna e Serena Romano per il comitato Addiopizzo. Parte civile anche il Comune di Palermo (avvocato Ettore Barcellona), il Centro Pio La Torre (avvocato Francesco Cutraro), Solidaria e Sos Impresa (avvocato Fausto Maria Amato), Confcommercio (avvocato Fabio Lanfranca), Confesercenti (avvocato Maria Luisa Martorana), Fai e Sportello di solidarietà (avvocati Salvatore Forello e Valerio D’Antoni).

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18 Dicembre 2024, 17:38

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