30 Dicembre 2022, 05:45
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PALERMO – In ogni quartiere di Palermo la mafia ha organizzato “una struttura parallela” per la raccolta delle scommesse sportive, supportata da agenzie illegali mascherate da centri servizi. I soldi delle puntate vengono raccolti per strada. È il vecchio totonero, aggiornato ai tempi moderni.
Ogni famiglia mafiosa, non solo a Palermo, avrebbe il suo insospettabile referente per il business: negli ultimi anni, sono stati arrestati diversi imprenditori del settore in Sicilia: i palermitani Benedetto Bacchi e Salvatore Rubino (c’è anche un’inchiesta che coinvolge decine di indagate, ma in cui è caduta l’aggravante di mafia), il messinese Enzo Romeo, i trapanesi Carlo Cattaneo e Calogero Jonn Luppino. A quest’ultimo condannato per mafia sono stati confiscati soldi, imprese e lingotti, e resta il giallo dei cavalli scomparsi.
E poi c’è il lavoro di quartiere. Quello dei capobastone e dei picciotti che raccolgono le scommesse all’antica, per strada. C’è un’intercettazione illuminante fra Onofrio Claudio Palma, arrestato di recente per mafia a Brancaccio, e un tale Giovanni: “… parla con quella specie di cugino che hai di fianco e gli dici quello che ti ho detto io… vieni qua Giovanni vedi che mi ha detto Claudio che vuole la percentuale sugli incassi… tu parla con lui e poi lui te lo spiega… no sul tuo incasso sul fatturato che tu gli porti a questa persona… questa persona deve lasciare il giusto per noi… non per noi ma le per le persone che non può mangiare mangiare”.
E cioè per i carcerati. Palma si confidava con Maurizio Di Fede, indicato come il capo della famiglia mafiosa di Roccella. C’era qualcuno che da “dieci anni” raccoglieva il gioco “qua” e cioè a Brancaccio, ma i soldi “devono andare a finire là”. Il “là” sta per il rione Ballarò, dove evidentemente c’è qualcuno tanto potente da potere lavorare fuori zona. È uno dei tanti signori delle scommesse che ancora si muovono in città e rispondono agli ordini dei boss.
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30 Dicembre 2022, 05:45