PALERMO – La carriera di Daniele De Martino va avanti fra provocazioni e polemiche, messaggi sbagliati e amicizie chiacchierate. Tanti concerti e feste private senza pagare tasse. Così avrebbero scoperto i finanzieri che gli hanno notificato un provvedimento di sequestro per 220 mila euro.
Agostino Galluzzo, questo è il nome all’anagrafe del cantante originario del rione Romagnolo, ha firmato brani contro i pentiti di mafia e il carcere duro, pubblicato selfie in compagnia di membri di famiglie mafiose (alcuni dei quali, come gli Spadaro della Kalsa, sono suoi parenti) e cantato al matrimonio della figlia di un narcotrafficante calabrese.
Daniele De Martino e il boss ucciso
Nel marzo 2020 Giuseppe Incontrera, boss di Porta Nuova assassinato alla Zisa, discuteva dei contrasti sorti fra De Martino e Salvatore Buongiorno, il più noto fra gli impresari che grazie alle amicizie mafiose ha monopolizzato il settore (è stato condannato a 6 anni e 8 mesi).
De Martino aveva scelto una diretta Facebook per rispondere a Buongiorno e si era beccato i rimproveri di Incontrera: “… non mi sembra una cosa corretta pure che c’è una cosa sbagliata te lo metti su Facebook in diretta… almeno alla mia casa non funziona così io lo chiamo e glielo dico”.
I fratelli capimafia
In realtà anche Buongiorno non era esente da colpe, visto che sui social aveva dato dell’ignorante al cantante e lo aveva criticato dal punto di vista professionale.
I rapporti divennero ancora più tesi per via delle pretese economiche che De Martino avanzò nei confronti dell’organizzatore di una festa di piazza. Giuseppe Di Giovanni, fratello dei boss Tommaso e Gregorio, arrestato con l’accusa di essere stato uno degli ultimi reggenti del mandamento di Porta Nuova e scarcerato per scadenza dei termini, organizzò un incontro per mettere a posto le cose.
Buongiorno fu convocato nella macelleria dei Di Giovanni, in via Silvio Pellico, alla Zisa: “A me mi ha mandato a chiamare Masino quando è uscito”. In effetti Tommaso Di Giovanni fra il 2016 e il 2017 è stato un anno in libertà prima di tornare in carcere: “Mi ha portato nella carnezzeria, dice: Masì, dice, qua c’è Daniele… mi fa… come mai tu non volevi?… e gli ho spiegato questo, questo, questo e questo…”.
Buongiorno sarebbe stato redarguito dal capomafia: “Totò, ascolta… vedi che i cristiani ora quando tu li chiami, gli dici un euro… o li arrestano o non li arrestano, tu devi andare a compimento. Cominciando da questo minuto in poi, vi mettete d’accordo voi per i cachet, quello che sia… dice: a me non m’interessa”.
Mafia e neomelodici
Il primo a parlare dei boss che decidevano persino le scalette dei cantanti era stato il boss del Borgo Vecchio Giuseppe Tantillo. Quando divenne collaboratore di giustizia raccontò di “un impresario diciamo di cantanti napoletani che lui ce l’hanno nelle mani, il mandamento di Porta Nuova a questo signore… si occupava di fare tutte le feste nel mandamento di Porta Nuova cioè al Capo, alla Kalsa, in tutte le borgate che fanno parte del mandamento di Porta Nuova, in quanto lui era una persona che dopo passava dei soldi al mandamento”.
De Martino e le polemiche
Le intercettazioni e i contenuti delle canzoni di De Martino hanno convinto diversi sindaci ad annullare i suoi concerti in Sicilia e nel resto d’Italia. Il questore di Agrigento gli vietò di esibirsi a Caltabellotta, stessa cosa a Teramo ed Eboli. A Palermo, invece, qualche anno fa sempre il questore ricorse ad un avviso orale affinché non diffondesse “messaggi contrari all’etica della società e di contestazione all’operato di esponenti del mondo civile e della lotta alla mafia”.
“Con amore e dignità voi restate là perché il carcere ve lo sapete fa’”, si legge nel testo di una delle sue canzoni dedicata ai mafiosi. “Sei un pentito, tu ci hai tradito, non vali niente”, cantava in un altro brano contro i collaboratori di giustizia.
Ora per De Martino, che nel 2020 rimase ferito in un incidente stradale sulla Palermo-Catania in cui perse la vita lo zio, è scattato il sequestro.