Cronaca

Mafia, “l’usura strozzava la povera gente”: 5 condannati, pure un legale

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16 Febbraio 2024, 14:50

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PALERMO – Carabinieri e finanzieri della polizia valutaria scoprirono che la mafia sfruttava la disperazione della povera gente. Uomini e donne indebitati sarebbero finiti nella rete degli usurai di Cosa Nostra. L’accusa regge anche in appello, ma arrivano degli sconti di pena.

L’avvocato bagherese Alessandro Del Giudice, che rispondeva di concorso esterno e ha ottenuto pure la speciale riduzione per la collaborazione con la giustizia, ha avuto 4 anni, 2 mesi e 20 giorni (5 anni e 2 mesi in primo grado); all’altro bagherese Giovanni Di Salvo, detto Gino (già condannato per mafia), sono stati inflitti 5 anni e 2 mesi (sei mesi in meno); all’imprenditore Simone Nappini 3 anni, un mese e 20 giorni (in primo grado 3 anni e 4 mesi. Confermate le condanne di Antonino Troia 2 e otto mesi, Giovanni Riela un anno e 8 mesi.

Non doversi procedere per mancanza di querela per i boss di Bagheria Pino Scaduto e Atanasio Alcamo (avevano avuto un anno ciascuno), Gioacchino Focarino, Antonio Severino.

La nota di Addiopizzo

Nel processo l’avvocato Salvatore Caradonna dell’associazione Addiopizzo ha assistito una vittima di usura, che si è costituita parte civile e ha ottenuto un risarcimento dei danni. “La nostra scelta di essere attivamente presenti nel processo – si legge in una nota del comitato – è la naturale prosecuzione della nostra attività di assistenza concreta alle vittime in un momento in cui quello che più ci preoccupa non è solo il rischio di recrudescenza dell’usura e del condizionamento mafioso di imprese e famiglie in difficoltà”.

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“Rispetto a tale pericolo magistrati e forze dell’ordine continuano a operare efficacemente liberando vittime, pezzi di territorio e di economia dal controllo di Cosa nostra – prosegue la nota -. Quello che più ci inquieta è che i vuoti creati dall’azione repressiva possano, nel tempo, rimanere tali se l’accesso al credito per imprese e famiglie in difficoltà resta impantanato tra pastoie bancarie e burocratiche.

L’avvocato pentito

Sarebbe stato Del Giudice a procacciare i clienti agli usurai nei comuni di Bagheria, Ficarazzi e Villabate. Tutta gente in gravissime difficoltà economiche, costretta a rivolgersi agli strozzini. I tassi dei prestiti variavano dal 143% annuo fino al 5.400% annuo (a fronte di un prestito di 500 euro, la somma da restituire in soli 4 giorni diventava di 800 euro). Chi non pagata veniva minacciato.

Del Giudice decise poi di collaborare con la giustizia. Ai pubblici ministeri Giorgia Righi e Gaspare Spedale raccontò di essere stato il messaggero di Pietro Formoso, condannato in primo grado con l’accusa di essere il capomafia di Misilmeri, fratello di due boss stragisti.

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16 Febbraio 2024, 14:50

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