I contanti e l’ordine del boss| “Ti devi tagliare i capelli”

di

23 Novembre 2016, 05:30

2 min di lettura

PALERMO – “Li ho vinti”, ha detto uno dei presunti prestanome del boss Cosimo Vernengo quando i finanzieri hanno messo le mani sul gruzzolo da 12 mila euro che aveva in casa. Di quale vincita si sia trattato non è dato sapere, ma dal ritrovamento dei contanti parte il nuovo filone di indagini sugli affari del mafioso di Santa Maria del Gesù.

Da alcuni giorni Vernengo si trova agli arresti domiciliari con l’accusa di intestazione fittizia di beni, su richiesta del procuratore aggiunto Salvatore De Luca e del sostituto Dario Scaletta. Condannato in passato per mafia, assolto dalla strage di via D’Amelio e scarcerato nel 2011, Vernengo si sarebbe dato un gran da fare per schermare una serie di attività intestandole a prestanome.

Sotto inchiesta ci sono pure Giuseppe Farina, Davide Fucile, Pietro Vernengo (figlio di Cosimo), Maria Angela Lopez, Antonio Sampino, Rita Sampino e Alessandro Coniglio. Dalle indagini viene fuori la capacità di Vernengo di diversificare gli affari. Sotto sequestro sono finite quattro pompe di benzina (di cui solo due ancora in attività), ma anche un’impresa che si occupa di rimessaggio barche, la caffetteria Cloe di via Carlo Greca e il Cantaloop Pub via dei Cassari.

Che ci fosse Vernengo dietro le imprese emergerebbe da una serie di dialoghi captati dalle microspie dei finanzieri del Nucleo speciale di polizia valutaria. Al figlio Pietro, ad esempio, diceva: “E scusa i soldi del pub chi è che li caccia ora? Pure i soldi del pub, mi stai facendo spendere qualche 100 e rotti mila euro”. In un’altra conversazione spiegava: “Devo andare dal ragioniere, devo fare la società. A mio fratello la sto facendo e a mio figlio; noleggio gommoni, noleggio gommoni cose…da me nel capannone la faccio, dovevo pensarla prima ora ci penso”.

Articoli Correlati

Vernengo si era mosso in prima persona per le faccende burocratiche: “… oggi ho fatto tutte cose dal notaio… della licenza, cose. Posso avere pontili, posso avere lidi, tutto, ho messo tutto. Costruzioni, imbarcazioni, tutto ho messo”. Il riferimento era alla Gpv Service, impresa con sede in via Paternò che si occupa di rimessaggio barche.

Vernengo non lasciava nulla al caso. Vigilava su tutto e tutti, persino sull’aspetto esteriore dei “suoi” dipendenti. All’impiegato di una delle due pompe di benzina sequestrate dava indicazioni precise: “Devi stare nel piazzale, devi stare. Vai a tagliare i capelli”. “Ora chiudo e vado a tagliare i capelli”, rispondeva il giovane benzinaio. Vernengo aveva un’idea più sbrigativa: “… ti compro io una macchinetta e li tagli”. “Vabbè, domenica pomeriggio vado a tagliare i capelli”, insisteva il dipendente. “No con la macchinetta li devi tagliare”.

 

 

Pubblicato il

23 Novembre 2016, 05:30

Condividi sui social