Palermo, 'manicomio centrodestra': ma se ci fosse Lagalla...

Palermo, ‘manicomio centrodestra’: se ci fosse Lagalla…

Malumori nonostante la discesa in campo di Silvio. Cosa succede nella coalizione.
PALERMO 2022
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La definizione più ricorrente, per raccontare la tormentata vicenda del candidato sindaco di centrodestra, a Palermo, è ‘manicomio’. E la pronunciano persone che sono dentro questo centrodestra, a vario titolo, che, a parole, annuncia la pacificazione fortissimamente voluta, ma, nei fatti, non riesce a perseguirla. Del supposto vertice Berlusconi-Meloni-Salvini per trarre una sintesi dalle frammentazioni note ancora non esiste una traccia concreta. Nel frattempo, le voci si susseguono.

La pacificazione (che non c’è)

L’intervento di Berlusconi ha prodotto un solo risultato tangibile: lo stop momentaneo di FdI alla convergenza su Roberto Lagalla, ex rettore e competitor centrista. La contemporanea richiesta di un vertice per discutere del ‘problema Sicilia’ non è stata, però, seguita dalla fissazione di un colloquio. Silvio si è sentito con Giorgia Meloni che ha ribadito il punto: ‘Si ragiona a partire dal Musumeci bis. Se non si risolve la questione, con una garanzia che non possa essere disattesa, su Palermo andremo con il professore Lagalla’. Ed è questo il nodo fin qui inestricabile che provoca dei mal di pancia in Forza Italia e nella Lega che punta su Palazzo d’Orleans per il dopo Musumeci. Gli alleati – se possono essere chiamati tutti così, fra di loro – non intendono rilasciare quella che considerano una cambiale in bianco. Ma Fratelli d’Italia da lì non si sposta, per una questione politica e di principio sulla ‘ricandidatura degli uscenti’. O così o niente. Appunto, un manicomio.

Lagalla va avanti, ma…

Nel frattempo, il professore Lagalla va avanti. Vede gente, incontra persone. Ma anche Carolina Varchi, indicata dai meloniani come candidata e formalmente in campo, incontra persone e vede gente. Lo stesso fa Totò Lentini, il candidato autonomista. La sensazione è che la presentazione di Francesco Cascio (pure lui in campagna elettorale ‘ventre a terra’), campione forzista in ticket con la Lega, abbia acceso ulteriormente gli animi o che, almeno, sia un pretesto per rivendicare una ‘fuga in avanti’, in un contesto che si dibatte tra unità dichiarata e polemica reale. Il tempo si sta accorciando per la coalizione che sta dando il peggio di sé, offrendo l’impressione che la sfida per le regionali sia l’unica che conti e che Palermo, con le sue esigenze drammatiche, resti in seconda fila.

‘Manicomio centrodestra’

‘C’è molta rabbia nel nostro popolo – è la sintesi di più voci ascoltate – soprattutto perché esiste la consapevolezza che ciascuno dei tra candidati in campo – Cascio, Lagalla e Varchi – vincerebbe senza disagi, con il centrodestra coeso. Rischiamo di perdere Palermo e poi la regione per beghe che non sono neanche di partito, ma personali”. Qualcun altro sostiene che perfino il professore ed ex rettore potrebbe compiere il famoso passetto di lato, se ci fosse un forte accordo dei leader nazionali. E c’è chi lo considera, invece, il migliore candidato possibile ‘perché uomo che non viene dai partiti ma dalla società e pescherebbe pure nel famoso campo largo’. Ma nel centrodestra diviso – in cui quello che è vero adesso potrebbe essere superato tra cinque minuti – pure queste considerazioni, come le altre, stanno lasciando lo spazio al caos.


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