03 Dicembre 2021, 06:00
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La tragedia, narrata secondo la cronaca fin qui disponibile, in attesa degli accertamenti della Procura di Patti, è di una atroce semplicità. Una mamma di trentasette anni di Mistretta, partorisce in auto, su una piazzola della Palermo-Messina, durante una corsa affannata verso l’ospedale. Cercano di aiutarla il compagno e alcuni volenterosi operai dell’Anas. Accorre un’ambulanza e il personale presta le prime cure al neonato prematuro. Ma il bambino muore. La donna è ricoverata all’ospedale di Patti, dove stava tentando di arrivare. A Mistretta, da tempo, non c’è più il punto nascite. La distanza con Patti è circa di ottanta chilometri.
E adesso contestualizziamo. In Sicilia, nel 2021, una donna che deve partorire e avverte uno stato di urgenza si mette in macchina per percorrere quasi cento chilometri, in condizioni fisiche e psicologiche inimmaginabili. Perché accade? C’erano meccanismi da azionare per evitare quel viaggio della disperazione? Una mamma che partorisce, in condizioni difficili, cosa deve fare? Chi l’aiuterà? Quali aspettative può nutrire? Le risposte sul caso specifico spetteranno ai magistrati. Le spiegazioni di fondo di una situazione che appare allucinante spettano alla politica. E riguardano la Sanità e l’organizzazione sul territorio.
Come abbiamo scritto ieri: sulla vicenda sono intervenuti l’onorevole Maria Flavia Timbro e il segretario Provinciale di Articolo Uno, Domenico Siracusano: “La tragica notizia della morte di un bimbo nato prematuro nel tragitto tra Mistretta e il punto nascita di Patti è il gravissimo epilogo di una questione che da troppo tempo la politica e le istituzioni non riescono a portare a soluzione. Le condizioni orografiche e i collegamenti stradali della Provincia di Messina sono tali che, come in altri parti d’Italia, occorrerebbe ribaltare e riconsiderare i parametri che determinano l’allocazione dei punti nascita. Si abbia il coraggio di scelte forti mettendo in primo piano unicamente gli interessi delle persone, e non la tutela di qualche primariato, immaginando equipe che operino su più strutture avvicinando i servizi ai concreti bisogni delle donne e dei nascituri. Abbiamo provveduto ad informare il Ministro della Salute Roberto Speranza dell’accaduto affinché possa valutare se e come intervenire”. E’ un appello accorato, sulla spinta di una gravissima tragedia. Intanto, a quei genitori sfortunati va il nostro abbraccio più affettuoso. Anche se non servirà a niente.
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03 Dicembre 2021, 06:00