Cronaca

Palermo, la morte di Darin: Diagnosi errata, omicidio colposo

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11 Luglio 2022, 14:26

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PALERMO – Sarebbe stata una diagnosi sbagliata a provocare la morte di Darin D’Anna, il giovane biologo deceduto due anni fa all’età di 35 anni.

Il giudice per le indagini preliminari Filippo Serio ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Palermo e ha ordinato al pm di formulare l’imputazione di omicidio colposo.

Finiranno sotto processo per omicidio colposo i medici Filippo Boniforti, Aroldo Gabriele Rizzo, Angelo Vetro e Giancarlo Pompei che ebbero in cura il paziente negli ospedali San Raffaele Giglio di Cefalù e Cervello di Palermo.

Darin, a cui l’Università conferì la laurea magistrale post mortem, aveva una rara forma di tumore che si era manifestata con un problema al ginocchio, ma i sanitari non fecero tutto ciò che era possibile per evitare il decesso.

L’opposizione dei familiari

I familiari d Darin, tramite gli avvocati Salvo Vitrano e Nino Agnello, si erano opposti alla richiesta di archiviazione ritenendo che si trattasse di un caso di malasanità.

Secondo il giudice, dopo che l’uomo fu sottoposto a un intervento chirurgico, i sanitari “hanno commesso errori diagnostici, chirurgici e terapeutici in quanto a causa di esami strumentali incompleti e di una analisi non corretta del materiale a disposizione, non sono stati in grado di pervenire a una diagnosi di neoplasia maligna sarcomatosa”.

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“Diagnosi sbagliata”

Dopo l’operazione i medici avrebbero dovuto disporre un programma di controllo su eventuali recidive della patologia.

L’iniziale diagnosi sbagliata parlava di cisti di Baker. Ed invece, secondo il gip, “i medici avrebbero dovuto riconoscere nei campioni esaminati gli elementi indicativi di una neoplasia maligna”.

Da qui l’imputazione coatta nonostante la richiesta di archiviazione formulata dalla Procura sulla base delle conclusioni dei periti. Altri esperti sono stati di parere opposto.

L’ostinazione della madre

La mamma di Darin, Lucia Costanzo, docente di Biologia molecolare, e il fratello, Davide D’Anna, decisero di inviare i vetrini al Rizzoli di Bologna. Quando la madre scoprì la gravità della malattia del figlio ormai più nulla c’era da fare. I medici si sono sempre difesi, sostenendo che non era possibile accorgersi della malattia.

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11 Luglio 2022, 14:26

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