18 Novembre 2024, 18:27
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PALERMO – I negozi di detersivi, prodotti per la casa e l’igiene “Serena” tornano ai proprietari. A decidere la restituzione è la sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo.
Secondo il collegio presieduto da Gabriella Di Marco, le società Bagnasco srl e Serena Distribuzione srl con sedi in via Altofonte e in via Ernesto Basile, dopo due anni di amministrazione giudiziarie sono state bonificate dalle infiltrazioni mafiose.
I fratelli Gregorio e Francesco Bagnasco, soci al 50%, tornano ad avere pieni poteri sui 18 punti vendita all’ingrosso e al dettaglio. Francesco Bagnasco è stato condannato per lesioni personali. Si sarebbe rivolto ai mafiosi di Pagliarelli dopo avere subito due rapine.
Una volta individuati gli autori furono pestati. Bagnasco si è difeso sostenendo che il suo obiettivo fosse individuare la talpa dei colpi, ma senza alcun intento violento. Si rivolse a Giovanni Caruso, braccio destro di Calvaruso, di cui non conosceva la caratura criminale (era il suo imbianchino di fiducia) e ad altre quattro persone incensurate.
L’amministrazione giudiziaria inizialmente prevista per un anno è stata rinnovata per ulteriori due semestri, al termine dei quali la Procura aveva chiesto la confisca, ora respinta dal Tribunale.
Il collegio sottolinea “la costante collaborazione dell’amministratore Bagnasco Gregorio, sempre uniformatosi alle indicazioni impartite, come pure la puntuale evasione di tutte le richieste avanzate per l’attivazione di nuovi rapporti commerciali con clienti e fornitori”.
Ed ancora, subito dopo la vicenda della rapina e del pestaggio, le società hanno attivato “modelli di organizzazione, gestione e controllo mirati a evitare quelle situazioni di rischio che si erano verificate in precedenza sia con riguardo alle procedure di assunzione di personale che di gestione dei rapporti commerciali con l’esterno. Inoltre, i bilanci approvati nel luglio 2024, sono stati sottoposti al vaglio del revisore di nomina giudiziaria, senza dare adito a rilievi”.
Restano poco chiare alcune operazioni contabili, ma risalgono al 2012 “pertanto distanti dal momento in cui questo Tribunale ha collocato il manifestarsi della pericolosità sociale del socio Bagnasco Francesco Paolo senza che gli approfonditi controlli eseguiti per il lasso di tempo successivo abbiano consentito l’emergere delle medesime criticità”.
Da qui il no alla confisca e la restituzione, così come richiesta dall’avvocato della difesa, Giovanni Di Benedetto.
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18 Novembre 2024, 18:27