25 Febbraio 2019, 06:14
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PALERMO – La data è fissata ed è quella di sabato 2 marzo: sarà quello il giorno in cui il sindaco Leoluca Orlando presenterà alla città la sua nuova giunta. Un appuntamento rinviato più volte e con svariate motivazioni, ma che sta tenendo con il fiato sospeso le forze politiche ma anche alcuni degli attuali assessori, dati in bilico e quindi dal futuro incerto.
L’addio di Andrea Cusumano, che ha lasciato la Cultura, non ha fatto altro che ufficializzare la necessità di un rimpasto che i partiti, in realtà, chiedono ormai da oltre un anno. Del resto, questa volta, l’apporto delle liste dei partiti è stato determinante per la vittoria del Professore e adesso la politica chiede vuole passare all’incasso. Più facile a dirsi che a farsi, visto che le aspettative sono alte e le soluzioni potrebbero scontentare qualcuno.
Il sindaco, messo alle strette dai malumori del personale e da una maggioranza sfilacciata e stressata dalle trattative per la giunta, sa di dover imprimere una sterzata al cammino della propria amministrazione: alcuni assessori da tempo hanno chiesto di essere sostituiti, altri vivono nell’incertezza e quindi procedono col freno a mano tirato, per non parlare degli uffici (oggetto anche loro di un nuovo valzer) che si sono in qualche modo impantanati. Il problema per Orlando è trovare una formula che accontenti tutti e non renda ancor più precaria la situazione di una coalizione che perde pezzi e difficilmente a Sala delle Lapidi riesce a mostrarsi compatta.
Degli attuali componenti della giunta, soltanto tre dovrebbero restare: Giovanna Marano alla Scuola, Giuseppe Mattina al Sociale e Sergio Marino, che non sarebbe più vicesindaco e cambierebbe addirittura delega. I problemi più grandi, per il Professore, sono due: la Cultura e le quote rosa. La delega lasciata da Cusumano, infatti, è quella considerata meno appetibile dai partiti che non hanno gradito troppo la scelta del sindaco di tenere per sé Turismo e Sport; il sindaco dovrebbe quindi affidarla a un tecnico scelto direttamente da lui. Meccanismo che, stando alle indiscrezioni, comporterebbe il “sacrificio” dell’assessore al Bilancio Antonino Gentile, dato fino a qualche settimana fa come saldamente al suo posto. C’è poi la questione della presenza femminile nella squadra di governo: grazie a un’interpretazione degli uffici, una donna potrebbe anche bastare per rispettare la legge e la Marano garantirebbe così le quote rosa. Ma una sola presenza femminile è indigesta alla Sinistra, così che Orlando potrebbe essere spinto a scegliere proprio una donna per la Cultura.
Gli altri quattro posti andranno ai tre partiti, ossia Partito Democratico, Sicilia Futura e Sinistra Comune e al fedelissimo del sindaco Fabio Giambrone. L’ex senatore, passato dalla Gesap alla Gh, sarebbe in procinto di entrare come vicesindaco con una delega tra le più pesanti, cioè il Personale: una posizione di primo piano che segnerebbe anche un profondo cambio degli equilibri fra i più stretti collaboratori del Professore. A fare le valige sarebbe, infatti, un assessore di peso come Emilio Arcuri che è stato a lungo vicesindaco e ha gestito uffici decisivi come l’Urbanistica e i Lavori pubblici, ma per il quale potrebbe non chiudersi del tutto l’esperienza nell’amministrazione.
Il vero rebus riguarda però i partiti. Al di là delle rose e delle proposte più o meno vere, non è un mistero che Sicilia Futura punti alle Attività produttive con Leopoldo Piampiano e che Sinistra Comune voglia mettere Giusto Catania alla Mobilità, dove è già stato nella scorsa sindacatura, lasciando a Marino le Infrastrutture. Il punto è che questo lascerebbe pochissimi margini al Partito Democratico che a quel punto, se il Suap andasse a Piampiano, dovrebbe ripiegare sul Bilancio o, come sussurra qualcuno, addirittura sulla Scuola. Ma il problema dei dem è anche il nome da indicare: la scelta sarebbe fra il capogruppo Dario Chinnici, faraoniano della prima ora, o su un tecnico comunque d’area. In entrambi i casi le altre aree del partito che fanno capo a Lupo e Cracolici resterebbero tagliate fuori e anche la scelta di presentare la giunta sabato, alla vigilia delle primarie, avrebbe indispettito gli zingarettiani che a questo punto a Sala delle Lapidi potrebbero creare problemi alla maggioranza.
Tutto è, come sempre, saldamente nella mani del sindaco a cui toccherà l’ultima decisione ma anche l’arduo compito di trovare una soluzione che accontenti tutti, che rilanci l’amministrazione e dia un segnale chiaro alla città in vista delle prossime elezioni. Più facile a dirsi, che a farsi.
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25 Febbraio 2019, 06:14