Palermo, omicidio del boss: parlano le mogli dei capimafia

“Giuseppe era a terra”: l’omicidio del boss, parlano le mogli dei capimafia

Il luogo dell'omicidio di Giuseppe Di Giacomo alla Zisa
Una conversazione fra donne che contiene, secondo la Procura di Palermo, una nuova prova

PALERMO – Una conversazione fra donne che contiene, secondo la Procura di Palermo, una nuova prova della colpevolezza di Onofrio Lipari, sotto processo per l’omicidio di Giuseppe Di Giacomo, boss di Porta Nuova assassinato alla Zisa nel 2013.

Il 16 settembre 2023, 11 minuti dopo le 16, i carabinieri intercettano Roberta Presti, Rosalia Di Salvo, Rosa Di Giovanni e una ragazzina. Le prime due sono le mogli dei boss Francesco Arcuri e Gregorio Di Giovanni. Il primo sta scontando sta scontando 24 anni di carcere per l’omicidio dell’avvocato Enzo Fragalà. Il secondo è detenuto per mafia: nel 2018 rappresentò il mandamento di Porta Nuova alla riunione della nuova Cupola. Le altre interlocutrici sono le loro figlie.

All’inizio Roberta Presti, finita ai domiciliari nel blitz dei 181 delle scorse settimane (seguendola gli investigatori sono arrivati ad individuare il covo del latitante Giuseppe Auteri), sembra fare riferimento al fatto che nell’ambiente familiare nessuno creda che Lipari sia l’assassino di Di Giacomo. Lo considerava come un secondo padre: “Ma non ne hanno dubbi, no assolutamente, appena ci fanno il processo interrogano u picciuteddu che ha visto gli occhi... io ci dissi a Graziella (è la moglie di Di Giacomo ndr) ma chi è quel minchia che va ad ammazzare a uno con gli occhi scoperti però me lo devi dire tu”.

“U picciutteddu” è Daniele Di Giacomo, figlio della vittima presente quando uccisero il padre. Aveva solo otto anni. Il killer aveva seguito in sella ad uno scooter la loro Smart. Ancora Presti: “… ma stu picciutteddu è come Cogne (il riferimento è al delitto di Cogne, dove Annamaria Franzoni il 30 gennaio 2002 uccise in una villetta in Valle d’Aosta il figlio di tre anni, Samuele Lorenzi)… aveva gli occhi chiari? Aveva gli occhi castani? Se questo picciriddu è traumatizzato… il vetro è ancora incapu (di sopra ndr) quello che gli può entrare in testa… ma chi è quell’assassino che ti viene ad ammazzare con gli occhi di fuori?“.

“Ma poi tannu (allora ndr) si è sempre detto con il casco integrale”, aggiunge Rosa Di Giovanni. Ed ecco uno dei primi passaggi chiave delle parole di Presti: “No dice che lui gli occhi glieli ha visti subito, io non ci credo manco se lui mi spara a me… questo bambino è ancora… Giuseppe era a terra”.

“Ma forse manco Giuseppe gli ha visto gli occhi”, aggiunge Di Salvo escludendo che un bambino possa ricordare il dettaglio sul killer in un momento drammatico.

Roberta Presti concorda: ” Brava, questo bambino… Giuseppe ancora a terra era confuso… gli si inculcò quello che in teoria doveva e non doveva dire come quello di Cogne che u sbirru ci disse che fu quello… perché io non credo che un assassino in via Eugenio l’Emiro ci va con gli occhi scoperti… non ci posso credere mai al mondo”.

Semmai “hanno il casco integrale” dice la moglie di Di Giovanni. Presti ricorda che “quando ammazzarono a Gaspare Aruta, il pescivendolo, mio marito e tutti i cristiani compreso Franco u putiaru dice che aveva il casco nero che manco si vedeva con il sole non si fermavano con il sole gli occhi, finiamola”. “Iddi ora con questi caschi vengono”, aggiunge Rosa Di Giovanni. Per analogia deve essere andata alla stessa maniera per il delitto Di Giacomo.

Nel febbraio 2007 Aruta, 36 anni, fu giustiziato da un sicario a Palermo. Una raffica di colpi di pistola alla testa non gli diede scampo. La strada dell’agguato era sempre via Eugenio l’Emiro. Nessun testimone si fece avanti.

Nel passaggio successivo viene pronunciata la frase da cui emergerebbe la presunta reticenza di Daniele, il figlio della vittima presente al momento del delitto. “Allora non l’hanno interrogato a Daniele”, chiede la moglie di Di Giovanni. Presti: “Lui fece il disegno… lui non parla, dice che non gliel’ha detto alla polizia che aveva gli occhi chiari…”. Un’omissione o la dimenticanza di un bambino, dunque?

“Allora non glielo disse e ora se lo ricordò?”, dice la figlia di Di Giovanni. Presti: “No iddu l’ha sempre detto sempre questo fatto degli occhi chiari”. “Ma agli sbirri non glielo dissero”, aggiunge Di Giovanni. “No agli sbirri no”, conclude la moglie del boss detenuto Arcuri. Di Giovanni: “Ora gli deve andare a dire che aveva gli occhi chiari?”. Presti: “Sì”. La ragazzina minorenne si intromette nella discussione: “E Tony come ce li ha gli occhi, scuri?”. Presti: “… e perché per forza Tony, solo Tony ha gli occhi chiari?”.

Il dettaglio degli occhi azzurri torna con prepotenza nel processo in cui è imputato Lipari, arrestato a nove anni di distanza del delitto. Il pubblico ministero Gaspare Spedale ha chiesto che l’intercettazione sia acquisita al fascicolo del processo. E non è l’unica che riguarda Roberta Presti, la moglie del Borgo Vecchio, Francesco Arcuri. Gli avvocati della difesa, Michele Giovinco e Angelo Formuso, hanno chiesto un termine per studiare le nuove carte ed esprimere la loro posizione.

Quando Daniele è stato citato come testimone in aula ha detto di non ricordare il volto del killer. Era piccolo e spaventato. Di una cosa si è detto certo: Onofrio Lipari non ha ucciso suo padre.


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