01 Giugno 2024, 12:53
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PALERMO – Gestione dei rifiuti, nella maxi indagine della Procura di Catania sono coinvolti l’ex sindaco Leoluca Orlando, due ex assessori e uomini di punta della Rap, il colosso dei rifiuti che gestisce la discarica di Bellolampo. Le accuse.
Il rifiuto in uscita dell’impianto di Bellolampo avrebbe conservato “le originarie caratteristiche di rifiuto urbano indifferenziato”, e i rifiuti destinati alla discarica di Catania non sarebbero stati conformi alle leggi.
Tra i rifiuti inviati da Palermo a Catania “consapevolmente”, ci sarebbero stati pneumatici, materiale putrescibile, rifiuti organici, carcasse di animali, classificati come “frazione secca di sopravaglio”. Tutti rifiuti che Oikos non poteva accettare.
Nella discarica di Bellolampo sarebbero stati “miscelati” rifiuti con codici diversi, per esempio ingombranti, pneumatici, scaldabagni e perfino carcasse di animali, “per poi avviarli alla discarica Oikos come frazione secca”.
Gli indagati, a vario titolo, sono Giuseppe Norata, presidente della Rap fino al 2021, Pasquale Li Causi, direttore generale della Rap dal 2019; Pasquale Fradella, dirigente area impianti della Rap fino al 2020; Antonino Putrone, dirigente della Rap dal 2020 al 2021.
Vincenzo Bonanno, coordinatore di gestione della vasca di Bellolampo; Raimondo Burgio, responsabile dell’impianto di trattamento della Rap; Domenico Proto, amministratore della Oikos di Catania, la società che gestisce la discarica di Motta Sant’Anastasia.
Giuseppe Puleo, direttore amministrativo della Oikos; Giuseppe Lo Cicero, direttore tecnico della Oikos; Leoluca Orlando, sindaco pro tempore del comune di Palermo, Sergio Marino, assessore comunale all’Ambiente e partecipate e assessore comunale ai rapporti con la Rap; Giusto Catania assessore comunale all’Ambiente dal 2019 al 2020 e Francesco Fiorino, dirigente del servizio Ambiente del Comune di Palermo.
Orlando (leggi la replica), Marino, Catania e Fiorino, attraverso diverse ordinanze “contingibili e urgenti”, anche senza i “prescritti pareri di Arpa e Asp”, avrebbero autorizzato la “campagna di raccolta differenziata mobile pur in presenza di un impianto di trattamento di Bellolampo non conforme ai criteri di ammissibilità dei rifiuti in discarica”.
Un impianto “inidoneo” a selezionare i rifiuti, “con la conseguente consapevole successiva destinazione degli stessi alla discarica Oikos”.
E ancora, “in qualità di azionisti della Rap”, avrebbero “omesso di esercitare il doveroso controllo sulla complessiva gestione della Rap Spa”, con una raccolta “solo formalmente differenziata dei rifiuti solidi urbani della città di Palermo”, “pur consapevoli che la stessa veniva effettuata in modalità tecniche…tali da non permettere la corretta selezione”.
I vertici della Rap avrebbero inviato più di 200 mila tonnellate di rifiuto indifferenziato, preventivamente miscelati con altri rifiuti “falsamente classificati” come frazione secca, facendo risparmiare fondi alla Rap, violando le leggi in materia di rifiuti ed evitando di adeguare gli impianti gestiti dalla società.
Nella gestione dei rapporti con La Rap, gli imprenditori catanesi avrebbero esercitato anche pressioni, bloccando alcuni trasferimenti dei rifiuti, per un totale di circa mille tonnellate, “per ottenere il pagamento delle some dovute dalla Rap”. A conti fatti, l’ingiusto profitto della Oikos sarebbe stato di quasi 13 milioni di euro.
A Pasquale Fradella, Raimondo Burgio, Antonino Putrone e Clarissa Calì, responsabile Area impianti della Rap, è contestato il deposito incontrollato di rifiuti indifferenziati “in aree scoperte e prive di sistemi di tutela del suolo e dell’aria” per un totale di oltre 110 mila tonnellate.
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01 Giugno 2024, 12:53