Palermo, pestaggio in pieno giorno a colpi di casco: due arresti

Palermo, musica alta: pestaggio a colpi di casco, due arresti

Aggressione in pieno giorno. Ecco cosa è accaduto

PALERMO – La violenza è esplosa ieri pomeriggio nella zona di corso Calatafimi, a Palermo. Un uomo ha subito un brutale pestaggio. Calci, pugni, testate e colpi di casco. A scatenare la reazione un rimprovero per la musica troppa alta.

Due persone sono state fermate dai poliziotti. Dopo la convalida dell’arresto a Roberto Caruso, 35 anni, e Alessio Macaluso, di 21, il giudice ha applicato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria e il divieto di avvicinamento alla vittima del brutale pestaggio. C’è un terzo indagato, un sedicenne, per il quale gli atti sono stati trasmessi al Tribunale dei minori.

M.T., sono le inziali della vittima, 46 anni, intorno alle 16:00 transita in via Cesare Terranova in sella ad un Paggio Beverly. Nella stessa strada c’è una microcar parcheggiata con a bordo Macaluso e il minorenne.

La vittima ferma la marcia, si avvicina e li rimprovera per il volume troppo alto dello stereo. Volano parole grosse, forse un ceffone. M.T. viene scaraventato contro la ringhiera di una scuola. Lo colpiscono con una testata al volto.

Il minorenne chiama i rinforzi. Sul posto giunge Caruso. La vittima subisce una raffica di calci e pugni. Poi viene colpito con il suo stesso casco. Nel frattempo Macaluso utilizza la catena per danneggiare lo scooter.

Un poliziotto libero dal servizio assiste all’ultima parte della scena. Quando interviene la vittima sanguina dal volto. Chiama la centrale operativa. I colleghi di una voltante intervengono e arrestano gli indagati quasi in flagranza di reato.

M.T. riporta la frattura di una costola, un trauma cranico e diverse ecchimosi e ferite al volto. La prognosi è di 25 giorni.

Nel corso dell’udienza di convalida che si è svolta stamani al Palazzo di giustizia, in presenza degli avvocati Francesco Lo Nigro e Riccardo Marretta, i due indagati dicono di essere stati provocati e minacciati. Non un pestaggio, ma legittima difesa. La vittima aveva strappato le chiavi della microcar, temevano che volesse rubarla. Sono stati loro a ricevere i primi colpi.

Dicono di essersi solo difesi dall’aggressione con una catena e dalla minaccia: “Vi squaglio, venite in piazza alla Molara e ve li risolvo io i problemi”. Circostanza, quest’ultima, che secondo il giudice Marina Minasola, anche se fosse vera, non giustificherebbe la brutale aggressione per futili motivi.

Il pubblico ministero avrebbe voluto mandare Caruso ai domiciliari con il braccialetto elettronico, ma secondo il giudice basta l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per garantire le esigenze cautelari.


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