Palermo, al via PopDem. Albanese: "Si torni ad ascoltare la gente"

Palermo, al via PopDem. Albanese: “Torniamo ad ascoltare la gente”

Due giorni di tavoli tematici. L'autocritica e le prospettive
partito democratico
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PALERMO – PopDem, la due giorni con i tavoli tematici, apre la possibilità di un nuovo corso nel Pd non solo palermitano. L’animatrice, Mari Albanese, ha le idee chiare sul presente e il futuro del partito.

Un manifesto stilato, 100 firme e una visione “progressista e femminista”, come ama sottolineare Albanese. Esordio a Le Terrazze (in fondo all’articolo c’è il programma), in corso Vittorio Emanuele a Palermo.

Rompiamo subito il ghiaccio, tempo fa ha detto che ‘anche il Pd è patriarcale’, ne è convinta ancora?
“Sì, lo è, continua a esserlo, anche se la svolta di Elly Schlein segretaria dà un orizzonte completamente diverso”.

Un orizzonte condiviso anche dall’attuale segretario regionale Anthony Barbagallo?
“Sì, assolutamente, il congresso è ormai finito ma abbiamo condiviso la mozione di Elly Schlein, siamo stati i primi dopo il suo annuncio a chiederle di venire a Palermo, perché avremmo creato le condizioni per appoggiare la sua mozione: è stata una sfida dal basso”.

Poi sono arrivati i nodi al pettine?
“A Palermo dopo il congresso c’è stata una fase di iscrizioni al partito, ma la sensazione è che tutto sia cambiato per non cambiare alcunché. Noi abbiamo continuato a dare il contributo per il bene del partito, però è chiaro che è arrivato il momento di capovolgere il metodo, cioè accettare la sfida che ha lanciato Elly, immergendoci nella società civile”.

Qual è il suo giudizio sull’operato di Barbagallo?
“Ha operato con enormi difficoltà, come tutto il partito in Sicilia, perché siamo sotto le percentuali nazionali, ma lui riesce a tenere la barra a dritta”.

Quindi sarebbe d’accordo a una sua riconferma?
“Per quanto riguarda Barbagallo nessuna preclusione per la sua persona, ma ancora siamo lontani dalla circolazione dei nomi per la segreteria regionale e provinciale. Spero che la scelta del prossimo segretario/segretaria esca fuori da un metodo e una prassi condivisa dentro e fuori il partito. Che scaturisca dall’agire politico e non da vecchie logiche obsolete e stantie”.

Quali sono le criticità del Pd?
“Soprattutto in Sicilia, ma parlo anche della questione palermitana, c’è una sorta di timidezza nella partecipazione ai movimenti della città, di fatto noi non li abbiamo ascoltati, ci siamo parlati addosso e non ci siamo contaminati con la società civile, le percentuali ci dicono questo. Non riusciamo a parlare con una serie di realtà che dovrebbero sentirsi vicine al partito”.

È un problema di interlocutori o di temi?
“Anche di temi, il partito ha mostrato una certa timidezza, che a livello nazionale non esiste più con la segretaria. Mi riferisco alle istanze dei movimenti Lgbt, Elly ha sciolto questa timidezza. Ma c’è un problema di metodo e di stanchezza di una parte della classe dirigente: se non stiamo nei luoghi di conflitto, non siamo riconoscibili”.

Ci sono state le dimissioni di Ferrante e forti critiche nel Pd Palermo che hanno scatenato uno tsunami, cosa ne pensa?
“Io voglio bene al Pd, Antonio ha le sue ragioni per essersi dimesso, ma questo portare, non solo da parte di Antonio, fuori alcune cose che la gente neanche capisce, non giova al partito stesso. La piega che ha preso quel dibattito lì non solo non ci è piaciuta, ma dobbiamo giustificarla all’esterno”.

Ferrante ha rivendicato il diritto di critica
“All’interno del partito c’è, ci sta, anche nella dialettica del pluralismo del partito”.

Cosa manca allora?
“Bisogna assolutamente rimboccarsi le maniche, uscire fuori dalle logiche su chi sarà il prossimo segretario. Abbiamo bisogno di aprirci e di chiedere di cosa abbiamo bisogno. La due giorni con i tavoli tematici punta a questo: giovani, il mondo degli avvocati, architetti, i nuovi precari, le cooperative sociali che gestiscono il riuso dei beni confiscati. Una due giorni, quella del 23 e del 24, che non ha lo scopo di chiudersi tra di noi”.

Chi parteciperà a livello nazionale?
“Marco Furfaro della segreteria nazionale, Antonio Misiani della segreteria, Giovanna Iacono, deputata e Antonio Nicita, vice capogruppo al Senato del Pd e Peppe Provenzano. Cosa importante che faremo, nell’istituzione dei tavoli cercheremo di parlare di programmi in vista dei congressi provinciali e regionali”.

Vedo che ci sono buoni propositi. Per due giorni, quindi potrebbero non esserci litigi?
“Assolutamente me lo auguro, perché il nostro è uno spirito propositivo e non di contraddizione. Dobbiamo provare tutti insieme a trovare un livello di ascolto con la società civile. Qualcuno si arrabbierà, temo”.


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