Cronaca

Processo “Nuova Iside”: le chiamate prima della tragedia e il “silenzio”

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10 Dicembre 2024, 19:05

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PALERMO – Due telefonate partite dal cellulare di uno dei pescatori morti nel naufragio del Nuova Iside e il “silenzio” del sistema di monitoraggio. Sono le novità emerse al processo.

Sul banco dei testimoni è salito Rosario Loreto. Era capo reparto operativo della Direzione marittima di Palermo quando, il 12 maggio 2020, si consumò la tragedia. Secondo la ricostruzione del procuratore aggiunto Ennio Petrigni e del sostituto Vincenzo Amico, la nave cisterna “Vulcanello” avrebbe urtato il peschereccio di Terrasini su cui si trovavano Matteo, Giuseppe e Vito Lo Iacono, a largo di San Vito Lo Capo.

Imputati sono il comandante campano della Vulcanello, Gioacchino Costagliola, e il Terzo sottufficiale di coperta, il calabrese Giuseppe Caratozzolo. Un terzo imputato, il timoniere rumeno della petroliera, è nel frattempo deceduto. Secondo l’accusa, non avrebbero prestato soccorso e avrebbero proseguito lungo la loro rotta nonostante la collisione.

Su istanza degli avvocati della difesa (Mario Virgillito, Domenico Alvaro, Guido Izzo, Luigi Muro, Antonio Papalia, Salvatore Gambino e Roberto Macaluso) il Tribunale presieduto da Bruno Fasciana ha acquisito i tabulati telefonici da cui emerge che dal cellulare di Vito Lo Iacono partirono due chiamate verso il “Centro di Soccorso in mare” di Palermo.

La prima alle 3:53 (durata 2 minuti e 46 secondi) e la seconda alle 4:12 (durata 31 secondi) nel giorno della tragedia. Loreto ha spiegato di non essere a conoscenza di tale circostanza, appresa solo oggi. Nulla si sa al momento del contenuto della telefonata.

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I pescatori del Nuova Iside proseguirono la loro giornata di lavoro. Dunque potrebbero avere avuto solo un problema momentaneo. Alle 21:45 del 12 maggio, e cioè 17 ore dopo le due telefonate, il peschereccio ha inviato l’ultimo segnale alla sala operativa della Capitaneria tramite il sistema Blue-Box che garantisce la localizzazione continua del peschereccio.

Poi, il silenzio nonostante fosse previsto un successivo invio ogni due ore. Segno che qualcosa di grave era accaduto. Secondo la difesa, sarebbe un dato rilevante. La Capitaneria si attivò alle 15:52 del 13 maggio a seguito di segnalazione inviata dal motopeschereccio “Salvatore Giuliano”.

La strategia difensiva è chiara: fare emergere che, al di la della eventuale collisione, è altrove e non nel comportamento degli imputati che anderebbero cercate eventuali responsabilità sui mancati soccorsi e sui decessi (sul colpo sarebbe deceduto solo uno dei tre pescatori).

È su questo fronte che potrebbe spostarsi la partita processuale. Secondo l’accusa e gli avvocati di parte civile che assistono i parenti delle vittime, la collisione d’altra parte sarebbe supportata da “dati evidenti e incontrovertibili”. Radar e scatola nera non lascerebbe spazio a dubbi.


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10 Dicembre 2024, 19:05

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