19 Novembre 2023, 06:50
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PALERMO- La figura distesa e immortalata sotto i portici di via Ruggiero Settimo, a Palermo, è, suo malgrado, tra i protagonisti della giornata internazionale del povero, fissata per oggi, domenica 19 novembre. L’immagine di una esistenza al livello del suolo – nella sua concretezza e nella sua involontaria metafora – è la sintesi del passaggio che stiamo attraversando. Ci sono sempre più poveri. Ci sono sempre più storie deragliate. Ci sono sempre meno approdi a cui ricorrere, per non affondare.
Il rapporto nazionale della Caritas, presentato venerdì scorso per il 2023, è lucidamente sconfortante. In Italia “si contano oltre 5 milioni 674 mila poveri assoluti (+357mila rispetto al 2021), pari al 9,7% della popolazione: un residente su dieci non ha accesso a un livello di vita dignitoso. È un fenomeno ormai strutturale e non più residuale come era in passato”. A rischio povertà ed esclusione sociale sono “14 milioni 304mila persone, il 24,4% della popolazione totale”. E ancora: “Se si considerano i nuclei, si contano 2 milioni 187mila famiglie in povertà assoluta, a fronte dei 2 milioni 22mila famiglie del 2021 (+165mila nuclei)”. La diagnosi del disastro riguarda soprattutto il Sud. C’è poi il fenomeno dei ‘working poor’, ovvero quando il lavoro c’è, ma il reddito non basta per tirare a campare.
I più recenti dati siciliani, nello studio accurato che la Caritas compie per raccontarci il periodo che stiamo vivendo, confermano l’allarme sociale. Sono state circa trentamila le persone incontrate in un anno, con problemi vari e indifferibili di sopravvivenza. Il cibo, la casa e le visite mediche rappresentano le urgenze più forti, con l’ansia per la spesa che domina su tutto. Letteralmente: c’è chi non sa cosa mettere a tavola. Gli interventi sono stati circa trentacinquemila. Grazie a 387 centri di ascolto presenti sul territorio, i volontari della Caritas hanno cercato di lenire le ferite più profonde legate alla povertà.
“I dati palermitani non sono ancora completamente consolidati, li presenteremo fra qualche mese, ma la realtà è sotto gli occhi di tutti – spiega don Sergio Ciresi, direttore della Caritas di Palermo -. Qui, nel territorio della diocesi, assistiamo circa undicimila persone. Notiamo un rapido e preoccupante peggioramento del contesto. Tornano da noi vecchi amici che si erano sorretti con il reddito di cittadinanza e adesso non sanno come fare. Cresce il disagio delle donne. C’è il fenomeno deteriore degli ‘affitti brevi’. Così si guadagna di più, parliamo dei padroni di casa, minimizzando i rischi. La povertà sta diventando come una malattia ereditaria, che si tramanda di genitore in figlio”.
Ma chi è il povero di questo tempo? “Qualcuno che ha un’età compresa fra i quaranta e i sessant’anni – dice don Sergio – con un grado di istruzione basso. Una grande parte di richieste nasce dal caro bollette e ci sono tanti anziani che non ce la fanno, nonostante la pensione”.
Renzo Messina, bancario, è una delle anime storiche della Comunità di Sant’Egidio a Palermo, impegnata nella trincea di una profonda sofferenza. “Abbiamo due case dell’amicizia, due centri per offrire un sostegno – spiega -. Una, in via Maqueda, è riservata ai generi alimentari. L’altra, in zona Politeama, serve per la distribuzione dei vestiti. Abbiamo preso in carico cinquecento famiglie e un numero pari di persone senza dimora. Distribuiamo circa ottocento pacchi di spesa al mese, duecento alla settimana. Offriamo un servizio doccia e la lavanderia. I numeri dell’assistenza si moltiplicano”.
“Ogni lunedì – continua Messina – usciamo per dare i pasti a chi vive in strada. Da centocinquanta siamo passati a duecento e il volume cresce. Ci sono, sotto le stelle, tanti casi differenti. C’è il clochard di lungo corso. C’è il padre di famiglia che ha perso il lavoro, non ha più potuto pagare l’affitto, si è separato ed è finito sul marciapiede”.
Ecco il messaggio dell’arcivescovo di Palermo, monsignor Corrado Lorefice, in occasione della giornata mondiale dei poveri: “I poveri, destinatari privilegiati del Vangelo, ci spronano ad essere discepoli e discepole credibili che vivono nell’oggi con gli stessi sentimenti del Messia. I membri fragili delle nostre famiglie, gli ammalati e gli anziani, i piccoli e i poveri della porta accanto, dei nostri quartieri, delle nostre città, i migranti e i rifugiati, abbiano sempre più il primo posto effettivo ed affettivo nelle nostre case, nelle nostre comunità, nelle nostre eucaristie, nelle nostre strutture. Accogliamoli, prendiamocene cura senza nessuna pretesa di ricambio o gratificazione”.
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19 Novembre 2023, 06:50