Rap, conti sempre più in rosso| Società ormai in “stato di crisi”

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13 Settembre 2018, 18:08

7 min di lettura

PALERMO – Un’azienda dai conti in rosso, senza bilanci dal 2016 e prossima allo stato di crisi. Assomiglia a un bollettino di guerra la relazione semestrale sulla Rap, la partecipata del Comune di Palermo che si occupa di rifiuti e igiene ambientale. Una società che naviga in cattive acque, il che non è una novità, anche se finora non si era arrivati a mettere nero su bianco il pericolo dello stato di crisi.

La riforma Madia prevede, infatti, che le partecipate in difficoltà siano dichiarate, in base a precisi parametri, in “stato di crisi”: una condizione da non prendere alla leggera, visto che le norme impongono, in questo caso a Palazzo delle Aquile, di correre ai ripari immediatamente con un piano di risanamento, pena la segnalazione al Tribunale.

La relazione è composta da 64 pagine fitte di numeri e tabelle che raccontano i primi sei mesi del 2018 della Rap: un racconto non certo positivo, visto che la perdita è di 6,4 milioni di euro. Una sofferenza descritta dai numeri: prendendo in esame il periodo gennaio-giugno e facendo un raffronto tra il budget previsto e i dati consolidati, cioè su quanto si è effettivamente incassato e speso, emerge che il valore della produzione segna un passivo di ben 11 milioni, ma sono in calo anche i costi per 3,8 milioni. In totale, quindi, la perdita netta è di 6,4 milioni ma con uno scostamento di un altro milione rispetto al previsto.

Un buco nei conti che ha tante cause. Il Tmb, tanto per citarne uno, costa 10 milioni l’anno che però il Comune non dà visto che l’impianto non è nel contratto di servizio (che pure ammonta a 101 milioni di euro più iva); il fatto che a Bellolampo non possano scaricare rifiuti i comuni della Provincia comporta un mancato incasso di cinque milioni; il Porta a porta 2 (quinto e sesto step sono rinviati al 2019) costa parecchio e, per il momento, non rende molto.

Proprio la differenziata è un altro punto debole dell’azienda ma qui, a onor del vero, bisogna mettere in conto anche la scarsa collaborazione dei cittadini. Nel 2016 si producevano 870 tonnellate di rifiuti al giorno che nel 2018, considerando le 176.600 tonnellate nel semestre, schizzano a quota 981. Un incremento considerevole a cui, però, non si accompagna un aumento della differenziata: nel Porta a porta 1, la percentuale di differenziata è passata dal 55,24% del 2013 (primi sei mesi) al 49,57% di quest’anno, con un trend fatto più di bassi che di alti. Se migliorano vetro, carta e cartone, plastica e umido, diminuiscono sensibilmente (-300 tonnellate) gli imballaggi e cresce il non riciclabile domestico. Non va meglio nel Porta a porta 2, deve le tonnellate di rifiuti passano da 2.438 a 3.278 e la differenziata scende dal 68 al 55%, con un raddoppio del non riciclabile domestico. Disastrosa la raccolta di prossimità a Borgo Nuovo, che è passata dal 28% del 2015 al misero 7% di quest’anno. C’è da dire che anche il contratto di servizio non aiuta: sono previsti solo 20 interventi al mese sulle discariche abusive, ma la Rap ne ha effettuati 190 in soli sei mesi.

Non va meglio la manutenzione strade, che incassa 2,2 milioni in meno del previsto: il contratto parla di 400 mila metri quadrati l’anno di strade da rifare, ma in sei mesi l’azienda si è fermata a 74 mila a causa di ritardi nelle fornite e del traffico. I marciapiedi vanno anche peggio: appena 869 metri quadrati rifatti, per mancanza di personale e mezzi ormai vetusti.

I soldi, insomma, non bastano e l’unica strada è ritoccare la Tari. “Il corrispettivo contrattuale per il servizio per l’anno 2018 non sarà sufficiente, dato l’attuale livello di costi stimati, a garantire l’equilibrio economico aziendale”, si legge nella relazione. Uno scenario drammatico, come conferma il collegio sindacale, che parla di una “perdita di esercizio infra annuale di considerevole entità e non attesa, rispetto alle risultanze del budget approvato”. I sindaci puntano il dito contro l’instabilità dei ricavi, ma scrivono anche che “il risultato negativo dovrà essere valutato ai fini del verificarsi dell’eventuale stato di crisi aziendale”; insomma mancano ancora i bilanci, ma le criticità rimangono.

Poi c’è il capitolo “rapporti col Comune”, che non sono di certo idilliaci. Il fatto che non risultino approvati ancora i bilanci 2016 e 2017 non consente alla Rap di accedere al credito bancario, ma crea difficoltà anche nella gestione quotidiana. “Le stime del corrente esercizio, in atto negative, immettono l’azienda nello stato di crisi attese le incertezze legate al mantenimento dell’equilibrio economico sia dell’esercizio 2016 che del 2017, i cui bilanci consuntivi non sono stati approvati dal socio”, ribadisce la relazione. E i sindaci puntano il dito contro l’irregolarità dei flussi finanziari dal Comune, che invece sarebbero indispensabili per il mantenimento degli equilibri finanziari.

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Ma i rapporti con Palazzo delle Aquile riguardano anche i disallineamenti e le partite debiti-crediti: l’azienda, nel 2018, ha già emesso fatture per 1,5 milioni, di cui attende ancora il pagamento, ma è pronta ad emetterne altre per un totale di ulteriori 900 mila euro. E il Comune aspetta l’azienda al varco per capire se stralcerà o meno i quasi sei milioni di euro indicati nella direttiva di Orlando.

“Dalla relazione emerge una situazione di crisi che, se non affrontata in tempi rapidi, determinerà conseguenze nefaste – ha detto questa mattina a Sala delle Lapidi il capogruppo M5s, Ugo Forello – Il consiglio comunale dovrebbe assumere delle iniziative, di fronte all’inerzia dell’amministrazione, ma non lo fa. La Rap perde 6,4 milioni di euro nel primo semestre di quest’anno e, se dovesse accettare lo stralcio previsto dalla direttiva del sindaco, chiuderebbe in perdita anche il 2016 e il 2017: questo significherebbe, per legge, avviare le procedure di crisi aziendale con un depauperamento del patrimonio“.

LE REAZIONI

“La relazione non fa altro che confermare quanto da noi denunciato in questi mesi. E il trend è sempre più in negativo”. Così Fabrizio Ferrandelli. “Siamo molto preoccupati per lo stato di salute della Rap e ancora di più ci preoccupa il servizio offerto ai cittadini che è sotto gli occhi di tutti. Mi chiedo se davanti all’evidenza – conclude Ferrandelli – questa amministrazione ha ancora il coraggio di tacere o ha intenzione di assumersi le sue responsabilità”.

“La prima semestrale 2018 della Rap non fa altro che descrivere una situazione già nota – dice il capogruppo del Pd al consiglio comunale di Palermo, Dario Chinnici – ma rende l’idea di quanto sia arduo il compito del nuovo amministratore unico. La Rap, l’amministrazione attiva e il consiglio comunale sono chiamati a lavorare insieme per garantire la sostenibilità del servizio e rilanciare l’azienda, grazie anche alla collaborazione dei cittadini. E’ necessario affrontare al più presto il tema delle società partecipate, ma servirà spirito costruttivo nell’interesse dei palermitani”.

“Bisogna attuare le misure previste per aiutare la Rap a uscire dalla situazione di difficoltà economia e finanziaria che vive in questo momento, il servizio deve restare pubblico ma certamente la via dell’aumento della Tari, per quanto sia la più facile, non è certamente la soluzione migliore. Bisogna trovare valide alternative, agendo sul contratto di servizio”. Lo dice Tony Sala, capogruppo di Palermo 2022.

“Lo scostamento tra costi e ricavi che si evince nelle relazioni trimestrali e semestrale non fa altro che confermare quanto la Rap aveva anticipato nel Piano Economico Finanziario, approvato lo scorso marzo prima dalla Giunta e poi dal Consiglio Comunale unitamente alla delibera delle tariffe Tari 2018 – dice Massimo Giaconia di Palermo 2022 – Con quel Pef l’azienda aveva documentato e motivato uno aumento dei costi pari al 5% per il 2018, il quale fu riconosciuto dalla proprietà. Con l’approvazione di quella delibera, di fatto l’Amministrazione Comunale si limitó ad affidare alla sola Rap, che era orfana di un CdA, la mission di riequilibrare i conti, indicando alla stessa di attuare piano di efficentamento dei costi. Già allora dissi, in un mio intervento in aula, che non sarebbe stato sufficiente il solo piano di efficentamento, tra l’altro affidato ad un’Azienda senza una governance, ma che andavano messe in atto misure più incisive, una su tutte la rimodulazione del contratto di servizio. Adesso non c’è più tempo da perdere, l’Amministrazione attiva, il Consiglio comunale e il neo Amministratore Norata, hanno il dovere di trovare le necessarie soluzione al fine di evitare il peggio. La città ha bisogno di segnali positivi, i cittadini meritano un servizio di igiene urbana pubblico più efficiente, e i dipendenti della Rap, invece, vanno rassicurati. È bene ricordare che, questi lavoratori e le loro famiglie, ancora oggi non hanno superato del tutto il trauma del fallimento di Amia”.

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13 Settembre 2018, 18:08

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