15 Novembre 2024, 06:10
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PALERMO – I boss di Palermo e un “grande affare” a Marsala che ritorna spesso in inchieste diverse, così come la figura di un commercialista milanese.
Nell’indagine della Procura europea sulla maxi evasione Iva – gli uffici di Palermo e Milano hanno lavorato insieme – rispunta il complesso turistico Heron’s Bay di Marsala dietro cui, nei mesi scorsi lo ha ricostruito la Direzione distrettuale antimafia palermitana, c’era il boss del mandamento Pagliarelli Giuseppe Calvaruso.
Un mafioso che ha fatto fortuna all’estero, dal Brasile a Singapore, soprattutto nel settore immobiliare ma che ha investito anche in Sicilia.
Nel caso del residence che si affaccia sullo Stagnone di Marsala Calvaruso avrebbe organizzato un’operazione finanziaria fittizia, uno stratagemma per sfuggire alle misure di prevenzione. All’affare avrebbe partecipato anche l’imprenditore bagherese Giuseppe Bruno, arrestato in Brasile dove si era trasferito a vivere da alcuni anni.
Ora però la Procura europea aggiunge un ulteriore tassello. Il complesso turistico finisce per sembrare un contenitore per investire soldi sporchi.
Al centro della vicenda, ancora una volta, c’è la “Piramide costruzioni e immobiliare srl”, che sarebbe riconducibile a Calvaruso e Bruno, locataria del residence di Marsala di proprietà della società “Gli Aironi”. Ad un certo punto la Piramide sarebbe stata ceduta, solo fittiziamente però, alle società di diritto estero “Leader trading solution Sa” e Reignestate properties Ltd”. “Gli Aironi” avrebbe affidato alla Piramde con un contratto di affitto la gestione amministrativa, contabile e finanziaria del complesso turistico.
In realtà, ed ecco l’accusa, il contratto sarebbe stato “sfavorevole” a “Gli Aironi”. Una conferma, secondo i pm, dello stratagemma orchestrato da Calvaruso e Bruno iniziato con il trasferimento all’estero delle quote della Piramide. Fin qui il lavoro della Procura di Palermo, che si intreccia con quello dei referenti della Procura europea.
Nel 2021 il palermitano Toni Lo Manto, fra i 47 arrestati per la presunta frode carosello organizzata con fatture false per 1,3 miliardi di euro circolate in mezza Europa, faceva riferimento ad un “grande affare a Marsala”. Che non doveva essere andato benissimo visto che Lo Manto apprezzava il fatto che Rodolphe Ballaera, altra pedina chiave del blitz, non gli avesse rinfacciato la perdita dei soldi.
L’amministratore della “Piramide” era il commercialista Attilio Paolo Remo Cotini, pure lui arrestato nel blitz della Procura europea, nel cui studio milanese Ballaera ha lavorato dal 2010 al 2013. Cotini, a cui nell’indagine su Calvaruso viene contestato di avere contributo al trasferimento fraudolento di centinaia di migliaia di euro per conto del boss di Pagliarelli, è lo stesso commercialista in passato finito nei guai per il legame con altri boss.
Nel suo studio milanese, infatti, per un periodo hanno lavorato anche due importanti mafiosi palermitani, i fratelli Fontana dell’Acquasanta. Si sono trasferiti a Milano e hanno iniziato ad occuparsi soprattutto della compravendita di orologi di lusso.
Nel 2020 i Fontana (recentemente scarcerati dopo essere stati condannati per mafia) e Paolo Attilio Remo Cotini sono stati arrestati nello stesso blitz. Al commercialista, che alla fine fu assolto, veniva contestato di avere assunto fittiziamente i Fontana. I mafiosi gli avrebbero passato denaro sporco sottobanco per ripulirlo spacciandolo per compensi professionali (circa 200 mila euro in tutto). L’accusa non ha retto.
Dell’investimento nel complesso turistico di Marsala Lo Manto parlava con Antonino Spadaro, che di Calvaruso è da sempre grande amico. Anche il figlio di don Masino, re del narcotraffico del rione Kalsa, viaggiava spesso fra la Sicilia e il Brasile. Fra i primi sfizi che si regalò dopo avere finito di scontare la pena nel 2008 ci fu una vacanza a Natal la città brasiliana dove Calvaruso ha costruito una fortuna.
Quali interessi condividevano Calvaruso, Spadaro e Lo Manto? Quest’ultimo raccontava a un amico: “… è una situazione che avevo in Svizzera… con soldi che non erano miei… attenzione… però gestivo tutto io… c’erano una parte mia… che era mia di famiglia… e poi altre parti di altre persone… e io dovevo gestire semplicemente il capitale… potevo fare tutti gli investimenti che volevo…”.
Alcuni investimenti, come quello di Marsala, non andarono come sperava: “… mi mangia questi soldi… me ne sono andato a meno duecento cinquanta mila euro di un investimento… che io otto anni… ho anticipato… che ho perso tutto completamente… quindi mi sono ritrovato… non solo a non avere quelli ma ad essere pure a meno duecento cinquanta… però sono qui…”.
Mafiosi o personaggi in qualche modo vicini ai boss – Lo Manto è legatissimo allo stragista Lorenzo Tinnirello, killer di 100 omicidi – di mandamenti diversi (Pagliarelli, Brancaccio, Noce, Resuttana e Porta Nuova) sono entrati in contatto con lo stesso commercialista milanese.
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15 Novembre 2024, 06:10