Palermo: il rimpasto, le nomine e le voci, ma il sindaco...

Palermo: il rimpasto, le nomine e le voci, ma il sindaco…

Le tensioni regionali su Palazzo delle Aquile. Ma...
GLI SCENARI
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Ci sono due scenari paralleli, ma non hanno lo stesso peso. Uno che proviene dalla cenere delle elezioni amministrative. Uno che riguarda Palazzo delle Aquile e le decisioni del suo inquilino più alto in grado. Le voci che tessono la trama del primo riferiscono di movimenti di truppe, nomine e rimpasti in arrivo. Le voci che stendono la narrazione del secondo contrappongono la figura di un sindaco inflessibile, deciso a procedere per la sua strada. Sono tutti resoconti che chiedono, per essere spifferati al cronista, l’imprimatur della più assoluta discrezione.

Varchi, i segnali e il vicesindaco

L’opera prende le mosse dall’intervista del nostro Roberto Immesi a Carolina Varchi, meloniana di ferro che ha annunciato il suo addio alla giunta: “Confermo la temporaneità del mio incarico che, come tutti sanno, è legato a un impegno preciso sul tema del bilancio e delle partecipate – ha detto -. Per quanto riguarda il bilancio, il mio orizzonte temporale è quello dell’approvazione del piano di riequilibrio e dei documenti contabili che consentiranno al Comune di rimettersi al passo. Orizzonte che ormai vedo nitidamente di fronte a me, il che consentirà di dedicarmi a tempo pieno al mandato parlamentare e avere più spazio per mia figlia che giustamente lo reclama”. Una scossa non da poco che alcuni interpretano pure come un segnale nei confronti di Fratelli d’Italia.

Comune e Regione

Altri cambiamenti al Comune? Varchi nega: “Non ravviso particolari esigenze di rimpasto, la nostra è una giunta eterogenea che con la regia del sindaco Roberto Lagalla, che sovrintende i dossier più delicati dando gli indirizzi strategici, sta lavorando e recuperando importanti ritardi”. E la palla del rimpasto, calciata lontano, finisce nella tribuna di Palazzo d’Orleans: “Per gli assessori di Fdi il rimpasto alla Regione non è all’ordine del giorno, ma c’è un problema politico con la Lega di cui il presidente Renato Schifani terrà conto”. E’ il paradosso dell’invisibile gatto di Alice che nessuno vede o formalmente invoca, eppure c’è, in filigrana, essendoci le tensioni. Chi sarà il prossimo vicesindaco, al posto di Carolina Varchi? Si mormora che Giampiero Cannella sia in pole, ma sempre dalla sponda più favorevole.

Antipasti di rimpasti?

L’incastro è delicato nel passaggio tra i due Palazzi, la casa della Regione e quella del Comune. A Palazzo d’Orleans e dintorni si cerca di far decantare i reciproci nervosismi che, di riflesso, possono lambire Palazzo delle Aquile, seppure non c’entri direttamente. Le amministrative non hanno rasserenato gli animi in un contesto che vede il centrodestra in fibrillazione. Ecco perché le voci del primo scenario insistono su un antipasto di rimpasto e indicano due figure in sospetto: gli assessori Andrea Mineo e Rosi Pennino. Gli ‘addebiti’ presunti? Troppo vicino alla Lega, Mineo. Mentre per Pennino ci sarebbe sempre l’antica amicizia con il ‘reietto’ Miccichè. Tuttavia, perfino chi sussurra le indiscrezioni riconosce che entrambi stanno lavorando bene.

Ma il sindaco…

Ed ecco che intervengono le voci del secondo scenario che appare, a naso, quello più verosimile. Non ci saranno cambiamenti. Intanto perché sarebbe un suicidio politico-amministrativo cambiare nel mezzo del discorso sui conti e poi perché il sindaco Roberto Lagalla non vedrebbe alcuna ragione per mettere mano alla giunta, nemmeno come prospettiva. Anzi, starebbe cercando di isolare Palermo dalle agitazioni diffuse con un robusto cordone. Nessun rimpasto all’orizzonte, dunque, stando alla logica delle cose, nel medio periodo. E forse nemmeno dopo. (Roberto Puglisi)


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